Pagina:Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu/229

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atto primo. — sc. i. 219

Famiglio di tuo padre, da chi attendere
Non ne puoi altro che vergogna e biasimo.
Polinesta.E chi n’è, se non voi, stata principio?
Chè continuamente voi lodandomi
Quando la sua bellezza, quando i nobili
Costumi, or persuadendomi il grandissimo
Amor che mi portava, faceste opera
Che mi venisse a poco a poco in grazia;
Nè mai cessaste finchè nel medesimo
Desiderio con lui mi vedeste ardere.
Balia.Non ti voglio negar che da principio
Io non te ne parlassi, per grandissima
Compassion ch’io gli aveva, e per continue
Preci che mi faceva.
Polinesta.                                 Anzi pur, balia.
Perchè n’avâte1 pensïone e prezio.
Balia.Creder tu puoi ciò che ti par; ma renditi
Certa, che s’io pensavo che procedere
Voi doveste sì innanzi, prece o prezio,
Compassïone o pensïon non erano
Sufficïenti per fartene muovere
Da me parola.
Polinesta.                       Chi ’l menò alla camera,
E poi nel letto mio, se non la balia?
Per vostra fè, non mi fate trascorrere
A dir qualche pazzía.
Balia.                                   Sarò principio
Stata io di tutto il male?
Polinesta.                                          Anzi principio
Di tutto il bene; e vi vô fare intendere
Ch’io non amo Dulippo, e posto ho l’animo
In luogo assai più degno e più onorevole
Che non pensate.
Balia.                            Se gli è vero, allegromi
Di vederti mutata di proposito.
Polinesta.Nè mutata ne son nè mutar vogliomi.
Balia.Che di’ tu dunque?
Polinesta.                                Dico che nè un povero
Famiglio, nè Dulippo, come credere


  1. Così, per avevate, le antiche. Il Barotti introduceva l’altra e più dura contrazione aveate; i più moderni corressero: avete.