Pagina:Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu/230

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220 i suppositi.

Vi veggo, am’io, nè mutat’ho proposito.
Balia.O questo non può stare insieme, o intendere
Io non ti debbo; sicchè meglio esprimilo.
Polinesta.Io non vi vô dir altro, chè per obbligo
Di fede son costretta di tacermene.
Balia.Resti tu di narrarmelo per dubbio
Ch’io nol ridica? Tu m’hai consapevole
Fatta di cosa che t’è d’importanzia
Quanto la vita ch’io la tacci, e dubiti
Di dirmi questa, la qual voglio credere
Che di nessun momento o di pochissimo
Sia verso l’altre di che segretaria
Ti son?
Polinesta.              Più assai che non credete, balia,
Importa: pur diròlla, promettendomi
Voi di tacerla, nè segno nè indicio
Darne mai, sì che alcun possa comprendere
Che lo sappiate.
Balia.                          La mia fede ti obbligo
Di far così.
Polinesta.                  Or udite. Questo giovene
Il qual Dulippo voi riputate essere,
È gentiluomo di Sicilia, e chiamasi
Per vero nome nella patria Erostrato.
Filogono è suo padre, de’ ricchi uomini
Che siano in tutto il regno di Sicilia.
Balia.Non è Erostrato il figliuol di Filogono,
Questo nostro vicino il quale?...
Polinesta.                                                     Uditemi
Per vostra fè, e tacete fin ch’io v’esplichi
La cosa affatto. Questo che ognun reputa
Esser Dulippo, è, com’io dico, Erostrato,
Il qual venne a Ferrara per dar opera
Allo studio di leggi; e a pena giuntoci,
Mi rincontrò ne la Via grande, e subito
S’innamorò di me; e di tal veemenzia
Fu questo amor, che, in un tratto cadendogli
Ogni libro di mente, a me il suo studio
Tutto rivolse; e, per aver più comodo
Di vedermi e parlarmi, mutò l’abito
E la condizïone e il nome proprio
Con Dulippo suo servo, che menatosi