Pagina:Ariosto-Op.minori.2-(1857).djvu/78

Da Wikisource.
68 i suppositi.


Pasifilo.     Dove ti ritroverò poi?

Cleandro.     A casa mia.

Pasifilo.     A che ora?

Cleandro.     Quando vorrai tu. Ben ti inviterei a desinare meco, ma digiuno questa vigilia di Santo N., il quale ho in devozione.

Pasifilo.     (Digiuna tanto che ti muoi di fame.)

Cleandro.     Ascolta.

Pasifilo.     (Parla coi morti, che digiunano altresì.)

Cleandro.     Tu non odi?

Pasifilo.     (Nè tu intendi?)

Cleandro.     Ti sei sdegnato perch’io non ti invitai a disinare meco? Tuttavia tu ci puoi venire: ti darò di quello che averò io ancora.

Pasifilo.     Credi tu che mi manchi dove mangiare?

Cleandro.     Non credo già che ti manchi, Pasifilo mio caro.

Pasifilo.     Siene pur certo: ho chi mi priega.

Cleandro.     Anzi ne sono certissimo; ma so bene che in luogo alcuno non sei meglio veduto che in casa mia. Io ti aspettarò.

Pasifilo.     Orsù, verrò, poichè me lo comandi.

Cleandro.     Fa che mi porti buona novella.

Pasifilo.     E tu provvedi ch’io vi ritrovi buona scodella.

Cleandro.     Ti loderai di me.

Pasifilo.     E tu vedrai l’opra mia.


SCENA III.

PASIFILO e DULIPO servo.


Pasifilo.     Che avarizia e miseria d’uomo! truova scusa di digiunare, perchè non desini con lui, quasi ch’io abbia a mangiare con la sua bocca! Eh, perchè1 egli è usato apparecchiare splendidi conviti, onde io gli debba restare molto ubbligato se mi vi chiama! Oltra che parcissimamente sia


  1. Questo perchè (quando non sia omissione della stampa, invece di per dio che, come nella commedia di questo stesso titolo in versi) sarebbe qui pure usato in un senso non solito nelle scritture, ma pur frequente nell’uso familiare; senso ironico, e corrispondente ad E sì che. Qualcuno mutò, non sappiamo con qual fondamento, perchè in forse. Con egual forza troveremo nella scena III dell’atto secondo: «Sì, che voi sete diligenti!» ma più espresso verso la fine del medesimo atto, dove Cleandro esclama: «O scelerato senza fede! perchè io non avevo pensato di donargli, ec.» Vedi anche la Cassaria in prosa, pag. 38, lin. 34.