Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/61

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canto terzo 27


 [15]
O che natura ſia d’alcuni marmi
     Che muouin l’ombre a guiſa di facelle:
     O ſorza pur di ſuffumigi e carmi
     E ſegni impreſſi all’oſſeruate ſtelle:
     Come piú queſto veriſimil parmi:
     Diſcopria lo ſplendor più coſe belle,
     E di ſcultura: e di color ch’intorno
     Il venerabil luogo haueano adorno.

 [16]
A pena ha Bradamante da la ſoglia
     Leuato il pie ne la ſecreta cella,
     Che ’l viuo ſpirto da la morta ſpoglia
     Con chiariſſima voce le fauella,
     Fauoriſca Fortuna ogni tua voglia
     O caſta e nobiliſſima Donzella
     Del cui ventre vſcira il ſeme fecondo
     Cħ honorar deue Italia e tutto il mōdo.

 [17]
L’antiquo ſangue che venne da Troia
     Per li duo miglior riui in te commiſto:
     Produrra l’ornamēto, il fior la gioia
     D’ogni lignaggio c’habbi il Sol mai viſto
     Tra l’Indo: e ’l Tago: e ’l Nilo: e la Dāoia
     Tra qꝫſto e ’n mezo Antartico: e Caliſto:
     Ne la progenie tua con ſommi honori,
     Saran Marcheſi Duci e Imperatori.

 [18]
I Capitani e i Cauallier robuſti
     Quindi vſcirā: che col ferro e col sēno
     Ricuperar tutti gli honor vetuſti
     De l’arme inuitte alla ſua Italia denno,
     Quindi terran lo ſcettro i Signor giuſti
     Cħ cōe il ſauio Auguſto e Numa fenno:
     Sotto il benigno e buon gouerno loro
     Ritorneran la prima eta de l’oro.

 [19]
Accio dunque il voler del ciel ſi metta
     In effetto per te: che di Ruggiero
     T’ha per moglier fin’da principio eletta
     Segue animoſamente il tuo ſentiero,
     Che coſa non ſará che s’intrometta
     Da poterti turbar queſto penſiero
     Si che nō mādi al primo aſſalto in terra
     Quel rio ladro ch’ogni tuo bē ti ſerra.

 [19]
Tacque Merlino hauendo coſi detto:
     Et agio all’opre de la Maga diede
     Ch’a Bradamante dimoſtrar l’aſpetto
     Si preparaua di ciaſcun ſuo herede,
     Hauea de ſpirti vn gran numero eletto
     Non ſo ſe da l’inferno o da qual fede,
     E tutti quelli in vn luogo raccolti
     Sotto habiti diuerſi e varii volti.

 [21]
Poi la Donzella a ſè richiama in chieſa
     La doue prima hauea tiralo vn cerchio:
     Che la potea capir tutta diſtefa:
     Et hauea vn palmo á_chora di ſup̱chio,
     E perche da li ſpirti non ſia offeſa
     Le fa d’un gran pentacolo coperchio,
     E le dice che taccia e ſtia a mirarla
     Poi ſcioglie il libro e coi demoni parla.

 [22]
Eccoui ſuor de la prima ſpelonca
     Ch gēte ītorno al ſacro cerchio igroſſa,
     Ma come vuole entrar la via l’è tronca
     Come lo cinga ītorno muro e foſſa,
     In quella ſtanza oue la bella conca
     In ſe chiudea del gran Propheta l’oſſa
     Entrauan l’ombre: poi c’haueā tre volte,
     Fatto dintorno: lor debite volte,