Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/245

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 [44]
Tolto in quel tèpo vna gra lancia hauea
     E contra Berlingier venne di botto:
     Che fopra Largaliſſa combattea
     E l’elmo ne la ſronte gli hauea rotto:
     (iittollo in terra, e con la ſpada rea
     Appreſſo a lui ne ſé cader ſorſè otto:
     Per ogni botta almanco che diſſerra
     Cader fa ſempre vn caualliero in terra.

 [45]
In altra parte vcciſo hauea Rinaldo
     Tanti Pagan, ch’io non potrei contarli:
     Dinanzi a lui non ſtaua ordine ſaldo
     Vedrette piazza in tutto’l campo darli:
     Nò me Zerbin no me Lurcanio e caldo:
     Per modo fan ch’ognun ſempre ne parli,
     Queſto di punta hauea Balaſtrovccifo
     E quello a Finadur l’elmo diuiſo.

 [46]
L’efercito d’Alzerbe hauea il primiero
     Che poco inazi hauer ſolea Tardocco,
     L’altro tenea fopra le ſquadre impero
     Pi /.amor, e di Saſſi, e di Marocco:
     Non e tra gli Africani vn caualliero
     Che di lancia ferir ſappia o di ſtocco?
     Mi ſi potrebbe dir, ma paſſo paſſo
     Neſſun di gloria degno a dietro laſſo.

 [47]
Del Re de la Zumara non ſi ſcorda
     Il nobil Dardinel figlio d’ Almonte,
     Che con la lancia Vberto da Mirforda
     Claudio dal boſco, Elio e Dulfin dal mòte
     E co la ſpada Anſelmo da Stanforda
     E da Londra Raymondo e Pinamonte
     Getta per terra, & erano pur ſorti
     Dui ſtorditi, vn piagato, e quattro morti.

 [48]
Ma con tutto’l valor che di ſé moſtra
     Non può tener ſi ferma la ſua gente
     Si ferma ch’aſpettar voglia la noſtra
     Di numero minor, ma piú valente.
     Ha piú ragion di ſpada, e piú di gioſtra
     E d’ogni coſa a guerra appertinente.
     Fugge la gente Maura, di Zumara
     Di Setta di Marocco, e di Canara.

 [49]
Ma piú de glialtri ſuggon qi d’Alzerbe
     A cui s’ oppoſe il nobil giouinetto,
     Et hor co prieghi, hor co parole acerbe
     Ripor lor cerca l’animo nel petto,
     S’ Almonte merito ch’in voi ſi ſerbe
     Di lui memoria, hor ne vedrò l’effetto
     Io vedrò (dicea lor) ſé me ſuo figlio
     Laſciar vorrete in coli gran periglio.

 [50]
State vi priego per mia verde etade
     In cui ſolete hauer ſi larga ſpeme,
     1 Kb non vogliate andar per ſil di ſpade
     Ch’in Africa non torni di noi ſeme,
     Per tutto ne faran chiuſe le ſtrade
     Se nò andiam raccolti, e ſtretti inſieme.
     Troppo alto muro, e troppo larga ſoſſa
     E il mote e il mar pria che tornar ſi poſſa

 [51]
Molto e meglio morir qui ch’ai ſupplici
     Darſi, e alla diſcretion di queſti cani,
     State ſaldi per Dio fedeli amici
     Che tutti ſon gli altri rimedii vani.
     Non han di noi piú vita gli nimici,
     Piú d’unalma no ha: piú di due mani,
     Coſi dicendo il Giouinetto ſorte
     Al conte d’ Otonlei diede la morte.