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D’ARISTOFANE 91

sognava cercare qualche nostra salute, e non pianger piu?

Ni.
Qual salute dunque sarala? dillo tu.
De.
Tu pur adunque dillomi, che non facia quistione.
Ni.
Non per Apolline io, nò, hor dillo animosamente. poi anchora io te lo dirò.
De.
A che modo tu mi dirai quello, che à me bisogna dire?
Ni.
Ma io non hò l’ardire. à che modo adunque; potrò io dire questo malitiosamente?
De.
Non mi, non mi. non haver paura, ne timidità, e non volere essere negligente, ma truova qualche partenza da’l patrone.
Ni.
Hor dì, andiamo, continuamente così di compagnia considerando.
De.
Et hora dico, andiamo.
Ni.
Di dietro hora, dì questo, andiamo.
De.
Questo.
Ni.
Molto bene quasi scorticando. hora chetamente in prima dì, andiamo, poi questo tirando spesso.
De.
Andiamo questo. andiamo, questo andiamo.
Ni.
Non haverebe de’l dolce.
De.
Per Giove hò paura di questo augurio, oltra che da la pelle.
Ni.
Che poi?
De.
Perche la pelle si parte da quelli che scorticano.
Ni.
Buonissime adunque sono le cose nostre ch’havemo adesso. andando à ingenocchiarsi à qualche