Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/199

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Co.
Bene hà coniettato queste cose. ma la cosa chiara è da chi hà egli inteso, che robando spergiuravi, et il culo haveva la carne.
Cl.
Io ti farò calare la audacia, e penso piu tutti doi. Onde ti escio chiaro e grande, giuso mandato insieme turbando temeramente e la terra e’l mare.
Al.
Et io ascurterò le viscere, et io poi me istesso manderò giu ne la aqua seconda, comandandoti che assai piangi.
De.
Et io se deprime qualche cosa, farò la guardia à la sentina.
Cle.
Non per Cerere passerai, robando molti talenti de gli Atheniesi.
Co.
Guarda, e manda giu il piede, che costui soffia gia malitie e incolpationi.
Cl.
Et io sò bene che hai da Potidea diece talenti.
Al.
Che vuoi dunq; uno di questi talenti, e tacere?
Co.
L’huomo volontiere lo piglierà, manda giu le corde.
Al.
Il soffiar divien meno.
Cl.
Fugierai cento accusationi di quattro talenti.
Al.
Tu poi di non andare à la guerra vinti, e di rubamento piu de mille.
Cl.
Da i scelerati de la dea dico tè esser disceso.
Al.
Dico che sono avolo de tuoi zaffi.
Cl.
De quali? dimi.
Al.
Di quelli di Birsina d’Hippio.