Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/203

Da Wikisource.

fu scaciato essendo vecchio, perche mancò da’l dir male. poi ricordandosi di Cratino, che di molta laude abondava, e scorreva per i netti campi, e tirandosi da la stagione portava querce, platani, e nemici spessi. ma non si poteva cantare a’l pasto, se non gli dona il ladro, e i fabri ben lavorate lodi. cosi stette egli in fiore. ma hora vedendolo cianciare, non habiate compassione, cascando gli elettri, e non essedogli piu il tuono, e quelle harmonie disfatte, e guaste, ma per esser vecchio, à torno scorreva, come se fosse stato con nade, havendo una corona secca, e morto di sete. al qual bisognaria per le vittorie di prima bevere ne’l Pritaneo, e non zanciare, ma esser guardato grasso da Dionisio. e quali ire vostre Cratete sofferì, e agitationi, che per poca spesa disnando vi rimandava, da la bocca suavissima macinando sententie civilissime, e pur questo solo per altri bastava, e quando cadendo, e quando nò. di questo temendo dimorava sempre, e apresso diceva bisognare prima diventar galiotto, avanti che si mettesse i temoni, e di quì poi governarsi da se medesimo. per causa di tutte queste cose che saviamente, e non da matto montava su la barca, e zanciava, alzategli un’onda grande, mandate fuora in undeci remi un romore buono di Bacco, à ciò che’l poeta se ne vada alegramente