Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/234

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altri esso à le forche, se n'ha voglia, tirando giu le scaffe sopra le quai vendeva le lucerne.

Al.
Lodar bisogna et dirne bene, et sarar la bocca, et da testimonij astenersi, et conchiudere i fori giudiciali, de quali questa cità s'è alegrata, et in tutte le felicità che'l teatro laudi Apolline.
Co.
O adiutore de le sacre isole, et in Atene lume, tu tene vieni havendo una certa buona fama, per ciò d'odor perfetto le vie profumo.
Al.
Io ricocendo questo popolo à noi, de tristo l'ho fatto buono.
Co.
Et dove è adesso, ò honorando, e che ritrovi consigli.
Al.
Ne le antiche Atene di viole coronate habita.
Co.
A che modo vederemo, di che sorte di preparatione egli ha, et come è fatto?
Al.
Si fatto come altre volte andava a pasto ad Aristide, e Miltiade. e pure certo vederete lo strepito de le porte aperte à man à mano, ma oloiate à le antiche Atene che si vegono, et mirabili, et molto lodate, dove dentro habita il glorioso popolo.
Co.
O grassa et di viole incoronata, et molto da essere amata Atene, mostratemi il monarcha, et signor de la Grecia, et di questa terra.
Al.
Quello è à vederlo, un portacigala: d'una forma antica, risplendente, non egli spuzza di porco, ma de sacrificij, onto d'oglio mirrino,
Co.
Dio ti salvi ò Rè de Greci, et noi s'alegriamo