Pagina:Arturo Graf - Le Danaidi.djvu/160

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148 AI, LAGO SOLITARIO AL LAGO SOLITARIO Tra cinerei macigni e verdi fratte D’odorante ginepro e piagge erbose, Tu, glauco e terso, o picciol lago, splendi. Allo intorno è silenzio e inviolata Solitudine alpestre e uno stupore Di favolosa antichità che i nudi Apici tiene e le scoscese balze: E tu nella quiete alta riposi, Puro, profondo. E già così splendevi Nel mattino de’ tempi, o picciol lago, Nel novo aprile della Terra madre, Pria che fosser città, pria che al travaglio Della vita nascesse ed alla morte L’uom, creatura di dolore. Oh, quante Candide albe tu specchiasti! oh, quanti Rossi tramonti e fuggitive forme Di fluide nubi e nitidi sereni Irradiati dalla bianca luna!