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EVOLUZIONE DEL CRISTIANESIMO
NELLA CAMPAGNA ROMANA




In ogni opera, che tratta di antichità e di storia del cristianesimo, può trovarsi qualche notizia e qualche osservazione intorno al succedersi del cristianesimo al politeismo nella città e nelle campagne. Non è pertanto dalla successione in genere di questo culto al paganesimo, che io intendo trattare: ma soltanto esporre uno schema e qualche saggio di un lavoro speciale sui criterii e sulle ragioni, onde i cristiani s’informarono, nel sostituire i monumenti del proprio culto a quelli dell'antico, soltanto nella campagna di Roma.

La campagna offriva una singolare difficoltà alla diffusione del cristianesimo, per la ignoranza e tenacità degli abitanti, e per la connessione strettissima del politeismo con la difesa della proprietà, cito p. e. il dio Termine, e con la protezione e fortuna dei raccolti.

Era meno difficile il riempire un vuoto nella mente del volgo urbano, surrogando un eroe mitico con un soldato martire, di quello che un’ara compitalicia destinata alla invocazione delle divinità protettrici della vendemmia e dell’agricoltura. Quali pertanto, fossero i criterii dei cristiani su tal proposito, soltanto nei limiti della regione romana, non si è sistematicamente indagato, ed io propongo uno schema di questo lavoro col metodo che mi sembra opportuno.

In primo luogo vorrei che si muovesse da una breve epilogazione delle divinità rustiche incominciando da quelle di indole cosmogonica e meteorica. Queste in genere erano venerate sulle alture, come l' Apollo a>s^:/.9(xo e la sua sorella Diana, tanto come luna, quanto come protettrice della caccia. Quindi si procedesse alle divinità campestri da Dionisio al dio Termine, e finalmente si notassero le semi-divinità dei Fauni, delle acque o ninfe, dei Semoni e dei geni della campagna.

Dopo ciò, si dovrebbe ricercare, con ordine, che possibilmente corrispondesse con quello tenuto per le divinità pagane, quali santi del culto cristiano rappresentavano, nel sentimento religioso popolare, la protezione e l’assistenza dei credenti nell’idea analoga o talvolta identica. Finalmente si dovrebbero annoverare gli esempi di tale trasformazione nei culti locali dei monti, della campagna, dei borghi, dei Comuni limitrofi, con la scorta delle memorie monumentali, agiografiche, onomastiche e diplomatiche fino al medio evo; notando alcune eccezioni dovute a ragioni d’indole locale.

Non ho motivo di dimostrare a colleghi forniti di profonda dottrina la importanza e la felicità di questo tema. In esso noi rinveniamo la dimostrazione del zelo ingegnoso dei cristiani, della natura degli abitanti della nostra regione e della origine e storia di molti luoghi e di molti santuari. Ora non mi resta che arrecare qualche saggio di queste comparazioni, che servirà ad attrarre la volontà di qualche giovane erudito verso questo ragguardevole argomento.