Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/110

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stesso ripetendo: Questa sarà la nostra cittadella. Di quà sosterremo l’urto delle invasioni barberesche, di quà disperderemo le orde dei selvaggi, di quà sventolerà il vessillo della civiltà e dell’emancipazione.

M’assideva per consueto sopra un masso colossale, bipartito nel mezzo ad opera della natura, e pensavo che sopra quel masso avrei, appena terminati i lavori principali, elevato una specie di torricella, una specula. Di là, certe volte, analizzando in tutte le singole sue parti il lavoro, già quasi condotto a termine, meravigliava di me stesso e dell’ingegno spiegato in un’arte, nella quale prima d’allora non mi era mai esercitato. Chi avesse detto che avrei dovuto in breve tempo dare un addio a quella valle, a quei poggi, a quelle capanne, a quel castello!

Quando la sera inoltravasi e la notte spiegava le fitte sue ombre, scendeva a ritrovare gli amici, i quali d’ordinario riunivansi nella capanna che era stata innalzata per la prima, ed ivi conversava sino all’ora di cena. Quindi, fatta ancora una breve conversazione, ognuno ritiravasi alla propria capanna.