Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/116

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ma fu poco dopo raggiunto da Colombo e preso con la massima facilità.

Però la bestiola ricusava ogni sorta di cibo, e il tenerla prigioniera sarebbe stata una vera crudeltà. Quindi, d’accordo tra noi, si decise lasciarlo alla ventura, legandogli però intorno al collo una fettuccia di lana rossa per aver forse in seguito il piacere di rivederlo nella libertà della foresta.

Nella stessa notte un avvenimento più importante venne a turbare i nostri sonni, ed anche questo per la introduzione di un animale entro la cinta.

Io stava, a notte inoltrata, sdraiato sulla mia branda, allorchè notai uno strepito insolito nel piazzale dinanzi la capanna. Mi alzai sul gomito e stetti in ascolto; poscia, accertatomi che qualche cosa doveva pur esserci, balzai a terra, e senza punto vestirmi, chè quelle non erano circostanze da complimenti, presi il fucile, e mi affacciai all’uscio con grande cautela, spiando pei fori.

M’accorsi dalla oscurità troppo fitta, che i fuochi erano spenti o quasi spenti, il che m’indusse ad aumentare le precauzioni. Avrei voluto dare l’allarme, ma non lo feci pel timore di destare i compagni e di suscitare il disordine nella colonia, forse per cosa che non lo meritava.

Uscito sul piazzale, vidi a pochi passi da me alcuni grossi animali, che conobbi tosto per vacche, le quali al mio apparire, fuggirono in diverse direzioni.

Le vacche non mi fecero impressione; bensì pensava alle cause che le avessero fatte penetrare tra le capanne, nè stetti molto a supporre che qualche animale feroce le avesse dapprima spaventate e disperse.

Io teneva sempre il fucile spianato, e dopo alcuni