Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/124

Da Wikisource.

dal principio; e ciò perchè non erano stati, da qualche mese, soddisfatti delle loro mercedi. Il ritardo di Zucchi era la causa del malessere di tutti. Il suo arrivo soltanto avrebbe potuto rimediare ad ogni cosa.

Io passava più di qualche ora seduto sopra un masso di granito, assorto nei miei cupi pensieri e tenendo d’occhio il sollevarsi ed disperdersi del fumo che usciva dalla mia pipa. Altro di meglio non trovava allora di fare.

Un giorno — lo ricordo come fosse ieri — mi trovavo in uno di quei momenti di meditazione. Il fumo del tabacco usciva dalla mia bocca misto a sospiri, mentre io col pensiero cercava di precorrere il tempo, domandando a me stesso cosa potrebbe avvenire di me in quei luoghi, solo coi miei compagni, in balia di tanti malcontenti.

Eppure — pensavo — questa poteva essere una buona occasione per far un giorno riputato il mio nome e renderlo caro alla patria. Ah potessi riuscirvi! Io porrei nuovamente il mio coraggio, la mia laboriosità, tutte le mie forze, anche la vita stessa metterei nuovamente a repentaglio, pur di esser utile alla colonia, e far noto anche il nome d’un Triestino in queste remote contrade.

E quasi, quasi, le lagrime mi spuntavano sugli occhi, e un senso di amarezza s’impadroniva del mio spirito.

In quello sentii una mano appoggiarsi lievemente sulla mia testa. Mi volsi, alzai lo sguardo, era la mano del padre Stella, del nostro buono ed amoroso condottiero.

— Gustavo, non vo’ vedervi così; alzatevi!