Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/144

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In quello stesso giorno giunse a noi da Keren uno Svizzero mandato da Zucchi a scortare quattro camelli carichi di provvigioni da bocca. Il nuovo compagno spiegò però tale un sussiego, da farci tosto passare la emozione di giubilo provata alla vista delle provvigioni.

Io pensai allora che il nuovo carattere spiegato da Pompeo Zucchi avesse avuto la poco bella virtù del contagio, e che anche i suoi dipendenti ne fossero rimasti affetti.

„Ci siamo ora! — dissi fra me — Pare che avremo qualcun altro, oltre allo Spagnuolo, che seminerà la discordia tra di noi. In questo caso, arriveremo a qualche cosa di sinistro e termineremo collo scannarci.“

E se le mie previsioni non si avverarono letteralmente, non andarono troppo lungi dal vero.

Passammo quel giorno in preda alla noia, alla melanconia e all’incertezza, non potendo prevedere l’esito della missione del signor Stella.

La notte non venne a recarci alcun consiglio; benchè tutti noi l’abbiamo spesa più a pensare ai casi nostri che a dormire.

M’alzai per tempo e mi assisi sulla soglia della mia capanna ad attendere l’uscita dei compagni.

Quand’ecco avanzarsi dall’ingresso della cinta un vecchio indigeno e dirigersi verso di me.

Mi chiese tosto del signor Stella, dicendomi essere stato incaricato dal suo signore il negus Desiaciailo, di doverglielo condurre, pena la testa.

Io gli risposi che il padre Stella erasi appunto recato a lui già da due giorni, e lo consigliai a ritornare, chè ve l’avrebbe trovato.