Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/152

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indugio, si dispose alla partenza. Io decisi di seguirlo, e indossata l’uniforme garibaldina, mi diressi con esso lui per Karen, egli a cavallo, non essendo ancora totalmente guarito, io a piedi guidando un camello carico di due casse di bottiglie di vino Barbèra e Champagne destinate al negus Desiaciailo in contraccambio del presente dei due cavalli.

Via facendo ci colse la pioggia: un vero diluvio che rese più malagevole il cammino già per sè stesso orrido, disastroso. Cercammo un riparo in una spianata, protetti dai cespugli che erano ivi frequenti e rigogliosi.

Quando cessò di piovere, ripigliammo il cammino, obbligati ad arrampicarci con mani e piedi, traendoci dietro le bestie, le quali ci riuscirono di gravissimo imbarazzo. Il camello, in particolare, fa causa d’una grandissima perdita di tempo, per aver dovuto rialzarlo da una caduta fatta sull’orlo di un burrone, trattenuto e e salvato miracolosamente da una folta e robustissima macchia.

Giunti, dopo tante fatiche, ad un altipiano perfettamente orizzontale, lo percorremmo in poco più di un’ora; dopo di che entrammo a Keren spossati e bagnati più del dovere.

Vi trovammo i compagni, che frettolosi ci mossero incontro abbracciandoci, e chiedendoci conto della nostra salute e delle nostre condizioni.

Soddisfatto che avemmo alle loro richieste, domandammo novella della salute di Zucchi, ed essi, scuotendo il capo in segno di dubbio, ci fecero intendere che l’affare era più grave di quello che avessimo potuto prevedere.

Il capo era stati ricoverato in una capanna vicina a due tende, una per la moglie e per la figlia di lui,