Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/35

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sig. Stella, ci rianimò un poco; ma le forze prostrate e poco confortate, ci mancavano mano a mano che sforzavamo le nostre cavalcature, le quali, a lor volta, pareva volessero cadere sotto il nostro peso. Fu d’uopo quindi arrestarci, così travagliati dalla sete e sferzati dal sole che credevamo di soccombere. Nonostante, ripigliata la via, giungemmo al tanto sospirato luogo di riposo e di consolazione.

Acqua ne trovammo più che a sufficienza, e più che a sufficienza ne bevemmo così, che il nostro ventre ebbe in breve a risentirsene.

Un riposo di sei ore, tanto reclamato dai patimenti sofferti, ci pose in grado di continuare il viaggio. Non trattavasi più che di tre ore di cammino; e le tre ore passarono senza molta noia, dimodochè entrammo a Cassala in ottimo stato di salute e di buonissimo umore.

Poco prima di giungere a Cassala, una specie di paese mi era apparso in confuso. Alcuni massi di terra, elevati a guisa di piccole capanne di gusto affatto arabo, mi aveano dato, almeno da lungi, l’idea d’una città qualunque. Giunto a poca distanza, la mia sorpresa fu al colmo, non avendo potuto scorgere alcun foro in quelle abitazioni; non una porta, non una finestra. Chiestone il perchè al signor Stella, questi mi rispose esser quelle apparenti abitazioni non altro che il prodotto dei lavori di una specie di insetti chiamati termiti, formiconi giallastri e di corpo trasparente, i quali sogliono d’intorno agli alberi sollevare il terreno, ad altezza considerevole ed ivi rintanarsi. Quelli insetti hanno un capo che li guida alla battaglia contro gli speciali nemici da cui vengono molestati. E sono altri formiconi neri, che a grosse schiere, danno ad essi la caccia e spiegano