Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/50

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Per buona sorte gli sforzi del console non trovavano eco, ed il padre Stella opponeva ai medesimi una risoluta ed energica condotta, vivendo intrepidamente da solo, ritirato nei suoi propri boschetti, ove contava di vivere a lungo, provando a tutti non essere punto il Diavolo, ma un uomo d’onore e di coraggio.

È perciò, soggiungeva egli poscia, ch’io mi ritrovo ora in seno a voi, e spero di esservi utile di opere e di consigli per raggiungere finalmente lo scopo da tanti anni vagheggiato, e veder sorgere la nuova colonia in prova di buon volere e di concordia ed a decoro ed utilità dell’Italia, mia patria. Sì, egli conchiudeva, noi potremo render noto, stimato ed onorato il nome italiano in queste remote contrade.

Poco dopo, essendoci riposati e ristorati sempre all’ombra della gigantesca adansonia, siccome il sole dardeggiava meno intensamente, ne approfittammo per rimetterci in cammino.

Avevamo percorso poche miglia, allorchè il padre Stella ci ordinò di fermarci presso un luogo, ov’egli nei tempi addietro aveva del pari sostato coi propri servi, allorchè viaggiava per Cassala.

Ci eravamo appena adagiati all’ombra di una siepe, fumando tranquillamente il gogò, che il vicino ruggito di una fiera venne a metterci in confusione.

Di lì a poco, in cima ad una piccola altura, ecco presentarsi due vecchi leoni, o, a meglio dire, un leone colla sua femmina, di straordinaria grandezza.

    d’inserire nel suo bollettino (che pure non ha dovizia di buoni lavori) una memoria originale del più alto interesse scientifico„.
    (Issel, viaggio nel Mar Rosso e tra i Bogos, Milano, Treves 1872. cap. VI. pag. 88 e 107.)