Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/69

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I due fratelli, ci fecero entrare nel proprio recinto; ed uno di essi ordinò ad alcuni indigeni di sgombrare una o due capanne per poterci alloggiare.

Ci furono destinati degli uomini per assistenza e questi ci diedero mano a scaricare i camelli. Una vasta capanna accolse poco dopo noi e tutti i nostri bagagli. Mentre ciò avveniva, il Capo conversava col sig. Stella, e noi, poco dopo, andavamo disponendo le nostre brande e collocando alla meglio le nostre robe. Alcuni del seguito, tra cui quattro Bogos, che avevano abbandonato Cassala per seguire il sig. Stella fino a Keren, andarono a provvederci di legna.

Accomodatici, pensammo alla cucina, e qualche tempo dopo, mentre stavamo ragionando, sdraiati sulle nostre brande, rientrò il sig. Stella, che fino allora avea girato il paese, ed egli ci fece conoscere le intenzioni di quel Capo.

A quanto ei ne disse, il maggiore dei fratelli avrebbe proposto, che qualora avessimo voluto soggiornare nella sua tribù, ci avrebbe ceduto il dominio di qualche terra, facendoci pagare un tributo. Là avremmo potuto fortificarci, costruire capanne e portarvi la coltura europea, chiamando a noi molti di quei nomadi che colle loro mandre erravano pel Barka.

Così sarebbe stato più facile al Deghlel medesimo sottrarsi, mediante qualche fatto d’armi, alle molestie dei soldati del Cordofan, contro i quali non sarebbe più stata difficile una vittoria. Così inoltre avrebbesi potuto fondare uno stato indipendente, e a suo tempo procedere alla conquista d’altre tribù per costituire finalmente una specie di regno.

Una simile proposta era invero arrischiata, nè era meno imprudente da parte nostra l’accettarla, avvegnac-