Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/76

Da Wikisource.


Or bene, risolse il padre Stella: all’opera! Ponete all’ordine le vostre armi, caricatele a palla, abbiate a mano altre cartuccie, e in marcia. Io stesso non sono alieno dall’augurarmi un incontro con codesti selvaggi a punirli un poco della loro albagia e della persecuzione che ci fanno.

Caricammo i camelli, allestimmo le nostre some e partimmo in compagnia dei due fratelli Deghlel che vollero accompagnarci con grande ceremoniale.

Montavano essi due superbi cavalli; indossavano una sopraveste di lusso, sotto la quale apparivano le loro splendide scimitarre. Dietro le spalle tenevano appeso lo scudo, dal cui centro partiva una bellissima criniera di leone, che cadeva a coprire buona parte della groppa alle cavalcature. Dopo un ora circa di viaggio, si congedarono stringendoci amichevolmente la mano e ricevendo da noi i più vivi ringraziamenti. Lasciarono con noi una staffetta a cavallo, acciocchè, se mai fossimo assaliti, potesse questa rapidamente correre a Zaghà per soccorso.

Il giorno di questa mossa fu il 16 Aprile, e viaggiammo sette giorni di seguito, scorsi i quali ci trovammo in una grande foresta, ricca di colossali adansonie e d’alberi lunghissimi e sottili i cui rami attortigliandosi ad altri alberi, formavano una specie di tettoia continua, ch’era una magnifica veduta e serviva mirabilmente a proteggerci dai raggi del sole.

Osservammo, inoltrandoci, che la maggior parte di quegli alberi avevano i rami spezzati ed erano stati scortecciati di fresco, la qual cosa lasciava supporre che la foresta doveva essere stata visitata poco prima di noi.

Ci fermammo allora, scaricammo i camelli e ci diemmo a percorrere a piedi alcuni tratti, i più acces-