Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/8

Da Wikisource.


«Essa proveniva direttamente dall’Abissinia, e da un colloquio che avemmo con questa intrepida ed avventurosa giovane ci fu dato conoscere lo stato della colonia nei primi tempi che colà si era stabilita. Essa ci descrisse con vivi colori le lotte che aveva dovuto sostenere contro la natura e gli uomini, e più con quella che con questi. La conoscenza che lo Stella aveva del paese, delle lingue di quei popoli e delle loro usanze, la sua influenza ed il coraggio dei suoi compagni, valsero grandemente, se non ad impedire del tutto le istintive scorrerie dei vicini, almeno a renderle rare e di poco conto; ma non così avvenne di quelle degli elefanti, dei rinoceronti e degli animali feroci, contro i quali dovettero contrastare lungamente prima di riportarne vittoria.

«Le prime loro capanne vennero scoperchiate, e talune atterrate dalle proposcidi degli elefanti allettati dal fieno che le cuopriva; le prime loro seminagioni di riso e di durba, sorte rigogliose dal suolo, furon poste a soqquadro e ricacciate sotterra dalle peste di quelli enormi quadrupedi; un fontanile scavato poco lungi dall’abitato, quantunque munito di mura, venne dai rinoceronti atterrato e convertito in un pantano d’acque melmose. I cani di guardia, i somieri, i bovi e gli armenti venivano loro decimati dalle bestie feroci, leoni, leopardi e pantere, le cui frequenti scorrerie erano sempre seguite da qualche vittima.

«Più d’una volta le iene, a notte avanzata, riescirono a penetrare entro la capanna destinata a cucina, attiratevi dall’odor delle ossa, o da qualche rimasuglio di carne della sera. I serpi erano così famigliari, che una notte la giovine, nell’atto di coricarsi, trovò uno di enorme grandezza avvoltolato fra le coltrici.

«Queste ed altre dannose e pericolose peripezie, di