Pagina:Balassa - L'arte di ferrare i cavalli senza far uso della forza.djvu/18

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14 sezione prima

desima non si può più nè ferrarlo nè condurlo più oltre, ma è duopo lasciarlo in addietro sulla strada. A misura che l’esercito si avvicina al nemico, e che i movimenti divengono più concitati e solleciti, vien meno necessariamente puranche l’attenzione verso i cavalli, e la cura nel governarli; ed il numero di quelli ammalati aumenta ancor più di giorno in giorno per mancanza di ferrature. Siccome non si può pensare in campo, e generalmente nelle marcie innanzi al nemico, all’applicazione de’ mezzi violenti sino allora usitati, così codesti cavalli ritrosi vengono repressi con forza mediante un numero d’individui, e legati sovente con corde minute. Queste ultime hanno per conseguenza di corrodere e ferire il pasturale; dal che ne risulta l’andar zoppiconi, e l’inettitudine per alcun tempo al servizio. Prima che il cavallo sia guarito nasce il bisogno di ferrarlo nuovamente; e l’uso degli stessi mezzi di violenza riproduce lo stesso danno. Avviene così che alcuni di essi rimangono inetti quasi durante l’intiera Campagna; siccome può confermarlo per propria esperienza chiunque abbia servito in Cavalleria.

§ 13.

L’autore si lusinga che mediante l’uso del metodo da lui accennato, non solamente si renderanno superflue tutte le macchine per ferrare i cavalli e per appenderli, ma che cesserà puranche ogni lotta coi medesimi; e non avranno più luogo in conseguenza que’ danni che sono finora risultati a questi animali ed agli uomini. È cosa manifesta al-