del regno. — Avvisatone Carlomagno, accorse dal
Reno all’Alpi, discese una seconda volta in Italia [principio del
776], si volse contra il duca del Friuli piú scopertosi o piú
pericoloso, lo vinse e fece morire, e prese parecchie cittá di lui. E
allora dicesi distruggesse i ducati, ordinasse i conti; ma trovansi
pur tra breve nomati duchi o marchesi non solamente del Friuli, di
Spoleto e di Benevento, ma altri ancora; ondeché resta dubbio se
l’ordinamento de’ comitati fosse o cosí subitano come è qui detto, o
cosí costante poi in Italia come nell’interno di Francia. Ad ogni
modo, del medesimo anno ei ripartí. — E quattro anni rimase fuor
d’Italia, facendo tre imprese contro a’ sassoni, ed una in Ispagna.
Alla quale, fra l’altre, andarono (come mille e piú anni appresso
sotto Napoleone) parecchie schiere longobarde; ed onde tornando poi,
toccò Carlo la famosa e sola sua rotta di Roncisvalle, e quella in cui
cadde Rutlando, l’Orlando de’ romanzi, stavo per dire l’Orlando
nostro, fattoci popolare da’ nostri poeti. — Ridiscese per la terza
volta in Italia [a. 780]; e, lasciando in Francia suo figliuolo
primogenito Carlo, condusse seco i due minori, Pipino che fece dal
papa incoronare a re d’Italia, e Ludovico a re d’Aquitania. Erano
fanciulli di quattro e due anni; ondeché, ciò non mutò nulla, ma
accenna il principio del disegno di dividere i regni, e forse giá di
far loro centro un imperatore. Né si fermò guari in Italia. N’uscí del
781. — Fece poi quattro altre imprese successive contro a’ sassoni; i
quali, martellati cosí, parvero pacificarsi, e si fecero battezzar
molti, e fra gli altri Vitikindo lor duca, il gran propugnatore di
loro indipendenza. — E allora, ornato di nuova gloria, di quella che
piú rifulge nel corso de’ secoli cristiani, che meglio ne segna i
progressi, e che, rarissima ne’ tempi da noi qui corsi, è forse troppo
poco cercata negli stessi nostri, in che sarebbe tanto piú facile;
ornato, dico, della gloria di propagatore della cristianitá, Carlo
veramente magno ridiscese al centro di questa, a Italia per la quarta
volta [a. 786]. E qui fece un’impresa contro al duca di Benevento non
assoggettato per anco, e l’assoggettò; ma lasciògli intiero il ducato,
e la soggezione non fu durevole né mai compiuta. I duchi longobardi