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dei comuni 183

Milano, Lodi, Cremona, Piacenza s’allearono per venti anni contro a’ tedeschi, e fu un primo esempio di leghe lombarde, e principio allora di gran novitá. Ché, rifuggito a que’ collegati Corrado, figliuolo primogenito e ribelle ad Arrigo, fu [1093] incoronato a Monza dall’arcivescovo di Milano. Scese allora [1094] per la quarta volta Arrigo, ma non fece frutto; anzi, la parte papalina, giá forte, si rinforzò per il matrimonio di Corrado colla figliuola di Ruggeri Normanno conte di Sicilia [1095]; ed Urbano tenne in quell’anno due grandi concili, uno a Piacenza, dove comparí Adelaide di Russia, seconda moglie d’Arrigo IV pur maltrattata da lui; e dove si deliberò la prima e maggior crociata, bandita poi al concilio che seguí in Clermont in Francia. Cosí fu effettuato uno dei piú grandi, e che parean piú ineseguibili, pensieri di Gregorio VII, dieci anni soli dopo la morte di lui. Una parte de’ crociati, passando per Italia, cacciarono di Roma l’antipapa, ed imbarcandosi in Puglia andarono a raggiungere in Asia i rimanenti; i quali tutti insieme presero poi Gerusalemme, e vi fondarono un regno latino [1099]. Intanto, tornati Arrigo a Germania [1097] e papa Urbano a Italia e a Roma [1098], morí questi glorioso l’anno medesimo della presa di Gerusalemme. — Succedettegli (quasi sforzato esso pure) Pasquale II; il quale, morto Ghiberto antipapa e presi dai normanni due antipapi fattigli succedere, rimase solo. Morí poi Corrado, il figliuol ribelle, in Firenze [1101]. E cosí, rimanendo Arrigo IV liberato a un tempo e degli incomodi amici, gli antipapi ch’egli era impegnato a sostenere, e di suo principal avversario, il proprio figliuolo, ma succedendo in Germania una nuova ribellione di Arrigo suo secondo figliuolo diventato suo erede [1104]; egli Arrigo IV non iscese piú, non si die’ piú gran cura delle cose d’Italia, e lá morí, deposto in dieta, e prigione del figlio giá regnante [1106]. Compatito per queste ribellioni domestiche, parve ad alcuni finir men male che non incominciò; ma fu pure in tutto pessimo degl’imperatori e re Ghibellini, pessimo forse de’ tedeschi! Nato operoso, e capace dunque di virtú, ma infelicemente educato, fu di quelli che non solo perdon l’opera del resistere al secolo loro, ma vi si