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210 libro sesto


politici che seppero scrivere in quell’etá, fino a Machiavello e a Botta stesso, talor errante, piú sovente generoso. I quali, chi piú chi meno, attribuiron alle cacciate, alle diminuzioni dei nobili la diminuzione delle forze cittadine in generale, delle militari particolarmente; onde poi l’impossibilitá di resistere alle nuove discese degli imperatori e d’ogni altro straniero, e il venir meno la vita militare ne’ cittadini, e il sorger a poco a poco (fin dal tempo delle leghe lombarde) le soldatesche mercenarie, e quindi le masnade, le compagnie piccole, e le grosse; e il passar que’ troppo gelosi comuni a signorie, a principati, a tirannie, or d’un nobile vicino vincitor della cittá spoglia di militi cittadini, or d’un popolano grasso vincitor della parte de’ grandi, or di questo o quest’altro capo di parte, podestá o condottiero. Perciocché dei podestá è a notar questo; che istituiti, come vedemmo, per mantener la potenza imperiale nelle cittá, per il resto privilegiate di libertá, in breve furono per ulterior privilegio (che trovasi conceduto a Milano fin dal 1185, due anni dopo la pace di Costanza) lasciati ad elezioni delle cittá stesse; ondeché ne cadde del tutto, e quasi a un tratto, la potenza e quasi il nome de’ consoli, ed essi i podestá diventarono magistrati cittadini e comunali del tutto. La solita invidia cittadina feceli bensí scegliere quasi sempre forestieri al comune; ma traendo seco un séguito di uomini propri, e facendosi sovente cosí pur capitani del comune o di piú comuni, li tiranneggiarono tanto piú facilmente. I rimedi suggeriti dalla invidia e dalla paura, sogliono far piú mal che bene. A Roma stessa prevalse questo magistrato unico; solamente, invece di «podestá» fu chiamato «senatore»; e come il podestá a’ consoli, cosí sottentrò il senatore al senato. — E servano a tutto il rimanente della presente etá questi rapidi e certo incompiuti cenni delle divisioni, de’ pervertimenti, delle guerre intestine dei comuni. Alle quali ad ogni modo noi torneremo anche meno che non alle guerre di cittá a cittá; ristretti che siamo ne’ limiti d’un sommario, e cosí sforzati a diventar qui tanto piú brevi, quanto piú, sorti i comuni, sorge oramai una storia particolare d’ognuno, si sminuzza moltiplicandosi quella universale d’Italia.