ed erede del re spogliato di
Gerusalemme, che fu terza donna accrescitrice di pretensioni in casa
Svevia. E, nel 1227, salí finalmente sulle navi a Brindisi per il
nuovo regno suo. Ma infermati esso e molti suoi, sbarcò ed indugiò un
altro anno, e fu perciò scomunicato da Gregorio IX, papa nuovo di
quell’anno, gran papa politico, e incominciatore di quella gran
contesa papalina o guelfa o italiana, contro agli Svevi or napoletani,
che durò quarant’anni. E qui, al solito, non pochi moderni sofisticano
per trovar in questi papi grandi disegni di monarchia universale. Ma
qui pure il disegno fu piú semplice, e qui poi tutto italiano. Come
tutti gli Svevi, Federigo II era principe superbissimo, soverchiatore,
sprezzator di tutti e massime de’ papi, e non dirò della religione
cristiana, ma almeno di quelle che sono sempre convenienze, ed in quel
secolo parevano essenza di lei. E cosí tenuto per poco credente o mal
credente, o come allora dicevasi, epicureo, paterino, eretico e quasi
maomettano, saracino o pagano, ei sollevò contro sé l’opinione
universale, la italiana principalmente, quella de’ papi sopra tutti. I
quali poi secondarono l’opinione nazionale, tanto piú volentieri che
non piú solamente la riunione dell’imperio-regno d’Italia col regno di
Puglia e Sicilia faceva gli Svevi, ma le qualitá personali di Federigo
II lo facevano piú pericoloso. E fecero bene e naturalmente senza
dubbio in ciò; fecero male solamente in questa o quella esagerazione
di tal politica, in questa o quella scomunica; ecco tutto. Effettuato
il passaggio [1228] con meno gente che l’anno addietro (causa di nuova
ira del papa e nuova scomunica), Federigo guerreggiò poco in Asia,
trattò ed ottenne per sé Gerusalemme, ma lasciò il Santo Sepolcro in
mano a’ maomettani [1229], nuovo scandalo e nuova ira. Tornò quindi
nel Regno contra Lusignano, il proprio suocero, che mosso dal papa
l’aveva occupato; né gli fu difficile cacciar costui, riordinar il
Regno, rinforzarvisi. — Quindi si rivolse a Lombardia; dove Milano,
tornata a sua primiera avversione contra gli Svevi o ghibellini, e
risorta a capo di parte guelfa, né allora né poi non aprí mai le porte
all’imperatore per lasciargli prendere la corona d’Italia. E giá da
tre anni [1226] avea (del resto,