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dei comuni 219

ed erede del re spogliato di Gerusalemme, che fu terza donna accrescitrice di pretensioni in casa Svevia. E, nel 1227, salí finalmente sulle navi a Brindisi per il nuovo regno suo. Ma infermati esso e molti suoi, sbarcò ed indugiò un altro anno, e fu perciò scomunicato da Gregorio IX, papa nuovo di quell’anno, gran papa politico, e incominciatore di quella gran contesa papalina o guelfa o italiana, contro agli Svevi or napoletani, che durò quarant’anni. E qui, al solito, non pochi moderni sofisticano per trovar in questi papi grandi disegni di monarchia universale. Ma qui pure il disegno fu piú semplice, e qui poi tutto italiano. Come tutti gli Svevi, Federigo II era principe superbissimo, soverchiatore, sprezzator di tutti e massime de’ papi, e non dirò della religione cristiana, ma almeno di quelle che sono sempre convenienze, ed in quel secolo parevano essenza di lei. E cosí tenuto per poco credente o mal credente, o come allora dicevasi, epicureo, paterino, eretico e quasi maomettano, saracino o pagano, ei sollevò contro sé l’opinione universale, la italiana principalmente, quella de’ papi sopra tutti. I quali poi secondarono l’opinione nazionale, tanto piú volentieri che non piú solamente la riunione dell’imperio-regno d’Italia col regno di Puglia e Sicilia faceva gli Svevi, ma le qualitá personali di Federigo II lo facevano piú pericoloso. E fecero bene e naturalmente senza dubbio in ciò; fecero male solamente in questa o quella esagerazione di tal politica, in questa o quella scomunica; ecco tutto. Effettuato il passaggio [1228] con meno gente che l’anno addietro (causa di nuova ira del papa e nuova scomunica), Federigo guerreggiò poco in Asia, trattò ed ottenne per sé Gerusalemme, ma lasciò il Santo Sepolcro in mano a’ maomettani [1229], nuovo scandalo e nuova ira. Tornò quindi nel Regno contra Lusignano, il proprio suocero, che mosso dal papa l’aveva occupato; né gli fu difficile cacciar costui, riordinar il Regno, rinforzarvisi. — Quindi si rivolse a Lombardia; dove Milano, tornata a sua primiera avversione contra gli Svevi o ghibellini, e risorta a capo di parte guelfa, né allora né poi non aprí mai le porte all’imperatore per lasciargli prendere la corona d’Italia. E giá da tre anni [1226] avea (del resto,