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dei comuni 233

gran Ruggeri, e condottone via prigione il proprio figliuolo Carlo il giovane [1284]; e si vendicò malvagiamente sui napoletani, ed accorato morí in sul principio del 1285. Morendo dicono pregasse Dio: gli perdonasse i peccati, per il merito fattosi in conquistar il Regno a santa Chiesa! Tanto gli uomini sembrano illuder sé, e voler illudere Dio stesso, chiamando merito e sacrificio le proprie ambizioni! Ma entriamo noi il men possibile nell’intenzioni: son segreti di Dio giudice, giudice terribile e misericordioso. — L’anno innanzi [1284] erasi combattuta un’altra gran battaglia navale tra genovesi e pisani, di nuovo alla Meloria. Ma qui furono vinti i pisani; e non se ne rialzaron mai piú, né essi, né parte ghibellina in Toscana.

20. Re Carlo II d’Angiò [1285-1309]. — A Carlo I d’Angiò successe, da sua prigionia d’Aragona, Carlo II figliuolo di lui, nel regno di Puglia ed insieme nel contado di Provenza e gli altri feudi francesi. E fu nuova disgrazia nostra siffatta riunione del regno italiano e delle province francesi negli Angioini; i quali, quantunque dimoranti tra noi, sempre rimaser francesi, non si fecer nostri bene mai, come succedé poi piú volte delle famiglie di principi stranieri ma venute a regnare in Italia sola. Il tempo di Carlo II è famoso nella nostra storia letteraria, perché è quello della vita politica di Dante, quello de’ fatti che entrano piú abbondantemente nel poema di lui. Ed è pur tempo molto notevole nella nostra storia politica, perché oramai abbiamo in essa tedeschi, francesi, spagnuoli, tutti quanti gli stranieri moderni; e perché poi è il tempo degli ultimi errori di parte guelfa, quello in che succombette la suddivisione moderata, papalina ed italiana, e prevalse l’esagerata, pura o francese. — Morirono nel medesimo anno che Carlo I, papa Martino, a cui succedette Onorio IV italiano, e Pietro re, a cui succedettero il figliuolo primogenito di lui Alfonso III nel regno d’Aragona, e il secondogenito Giacomo in quel di Sicilia. Carlo II d’Angiò fu liberato per un trattato del 1288; onde rimase a lui il regno di Napoli o Puglia, a Giacomo quel di Sicilia. Ma appena giunto Carlo in Italia, ei ruppe il trattato; e si riaprí la guerra di Francia, Castiglia e Napoli contra