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78 libro terzo

filosofi allora trionfanti, guerra di ogni uomo dell’antica coltura allora avanzatissima, guerra d’ogni uomo devoto alle religioni patrie, guerra di ogni uomo di Stato serbatore di queste contro ai nuovi settari. E quindi supplizi, martíri, persecuzioni legali contro essi. Dieci principali se ne contano, sotto Nerone, Domiziano, Traiano, Marco Aurelio, Settimio Severo, Massimino, Decio, Valeriano, Aureliano, e finalmente la piú feroce e piú universale sotto Diocleziano; imperatori diversi, come si vede, gli uni tiranni, gli altri buoni, altri grandi, e nel numero Traiano il sommo uomo di Stato, Marco Aurelio il filosofo, tutti uniti nella massima di Stato di distrurre la nuova setta. Eppure, tra tante opposizioni e persecuzioni, e contro ad ogni ragione e probabilitá filosofica, politica e storica, contro ad ogni andamento consueto degli eventi umani, queste «stoltezze cristiane» s’erano sparse fin da’ tempi di Traiano cosí, che Plinio si lagnava ne fosser deserti i templi de’ numi patrii, e che al principio del terzo secolo se ne scorgon pieni il palazzo, Roma, le province, le legioni. E tutto un altro secolo durò, crebbe, soffrí questa societá religiosa che taluni osan chiamare setta filosofica o politica, ma che fu tutto all’opposto; non filosofica, posciaché, imponendo dommi e virtú asprissime alla natura umana, conquistò pure quelle moltitudini dove niuna filosofia riuscí mai a penetrare; e non politica nemmeno, posciaché appunto diventò moltitudine e pluralitá di cittadini, senza entrar una volta nelle contese, nelle congiure, ne’ tumulti, nelle turpitudini dell’imperio. Ed ora, siam per vedere l’imperatore farsi cristiano, senza un interesse che potesse muoverlo, se non di prendere l’opinione, la religione de’ piú; e cristiano palesarsi a un tratto l’imperio tutto intiero. E quindi (benché non sia istituto mio di persuader nessuno, ma solamente, com’è ad ogni storico, di presentare gli eventi col carattere che vi vedo), quindi parmi dover notare, che tutta questa serie d’eventi naturalissimi non poté succedere se non sopranaturalmente, dico per intervenzione straordinaria, immediata, manifesta della Providenza divina. Sant’Agostino e Dante posero questo dilemma di che non s’esce: o la propagazione del cristianesimo