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degli imperatori romani 79

innaturale in ogni etá, innaturalissima in quella della massima coltura antica, fu effetto de’ miracoli che persuasero i neofiti; ovvero avvenne il miracolo maggiore, d’un fatto grandissimo adempiutosi contro a tutte le ragioni naturali, un effetto senza causa; e nell’un caso e nell’altro dunque, v’è miracolo, sopranaturalitá, intervenzione, rivelazione, religione divina. — E il vero è poi, che senza sopranaturalitá non si spiegano né il principio, né il mezzo, né l’andamento, né lo scopo del genere umano, non la storia universale; e men che niuna, non la storia speciale dell’Italia, sede del miracolo perenne della centralitá da diciotto secoli.

12. Costantino [306-337]. — Ripigliamo, or che il potremo capire, Costantino. Ai tre competitori che egli avea contro, Galerio augusto, Massimino e Severo cesari, se ne aggiunsero in breve tre altri: Massimiano stesso che riprese nome di augusto, Masenzio figlio di lui e Licinio poi, che il presero. Ma Costantino, buon capitano, e politico abile o talor forse traditore, aspettando, trattando e guerreggiando diciassette anni, si liberò di tutti sei. Severo fu ucciso da Massimiano, Massimiano da Costantino a cui era rifuggito, Galerio dalle dissolutezze, Masenzio nella gran battaglia presso a Roma [312]; Massimino da se stesso dopo una battaglia perduta contra Licinio [313]; e finalmente Licinio, dopo aver spartito con Costantino l’imperio, e tenutane la metá orientale nove anni [314-323], da Costantino. Cosí questi si trovò e regnò solo poi altri quattordici anni [323-337]. Continuò, compiè le novitá di Diocleziano, e n’aggiunse due maggiori: la conversione al cristianesimo e la fondazione d’una seconda capitale, detta Roma nuova o Costantinopoli. — La conversione, ei la incominciò ponendo la croce sul suo stendardo o labaro, al dí della battaglia di Roma contra Masenzio [312]: ma non la compié se non a poco a poco e parecchi anni appresso, quando fecesi battezzare. E prima e dopo fu principe cristiano piú zelante che prudente. Avvezzo al pontificato massimo degli augusti, non poteva usurpare tal dignitá giá tutta ecclesiastica tra’ cristiani; ma non si tenne dall’usurparne quanto potesse, e die’ il malo e troppo seguíto esempio di un principe teologizzante e facente affari di Stato