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148 | libro settimo |
francese dalla Svizzera passava la Spluga [5 dicembre]. Ed il
terzo in Italia sotto Brunc passava il Mincio [25 dicembre] e l’Adige
[1º gennaio 1801], e firmava pur esso il suo armistizio a Treviso
[16 gennaio]. Finalmente [9 febbraio 1801] firmavasi a Lunéville la
pace tra Francia ed Austria, simile a quella di Campoformio: Austria
dietro l’Adige; Cisalpina formata, come giá, del Milanese, Modena e le
Legazioni; Piemonte e Toscana abbandonate alle ulteriori disposizioni
di Francia. E seguirono quindi, rapide, e quasi appendici di questa,
altre paci via via. Per un trattato fatto pochi dí appresso con Ispagna
[21 marzo] Napoleone facevasi ceder Parma e Piacenza, e innalzava
quella casa borbonica a un nuovo regno d’Etruria. Pochi altri dí
appresso [28 marzo], Napoli faceva pace, e cedeva Porto Longone,
Elba, i Presidi e Piombino. E finalmente, addí 15 luglio, firmavasi
il concordato tra Francia e Pio VII, nuovo papa eletto ultimamente
[14 marzo 1800] a Venezia, mirabilmente eletto, come uomo che s’era
giá mostrato intendente de’ tempi, da uomini che cosí mostrarono
intenderli. Poi, adunatasi a Lione una Consulta di cisalpini,
mutava sotto la dettatura dell’onnipotente vincitore e pacificatore
la costituzione della repubblica cisalpina, e gliene deferiva la
presidenza [26 gennaio 1802]. E qui un grande scrittor moderno accenna
a non so qual gioia e qual concorso dell’opinione italiana. Ma noi
vecchi n’abbiam ancor qualche memoria; e il fatto sta che, gioia o
no, questa Consulta fu poco piú che obbedienza al cenno straniero, e
cerimonie. Seguirono altre ed altre paci; ultimate, confermate tutte da
quella tra Francia ed Inghilterra firmata ad Amiens [27 marzo 1802].
La cristianitá era in pace; ma divisa essa tra due potenze prepotenti
una in mare, l’altra in terra; divisa l’Italia tra Francia prepotente e
crescentevi, ed Austria ridotta a soffrire, era chiaro a tutti che non
potea durare né questa ripartizione particolare, né quella generale.
34. — Napoleone primo consolo e presidente della repubblica italiana, poi imperatore e re d’Italia [1802-1814]. — Nei dodici anni di che ci resta a dire, non solamente non furono grandi fatti nazionali, ma nemmeno grandi fatti stranieri in Italia. Le guerre qui rinnovate