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delle preponderanze straniere |
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non furono piú, come poc’anzi, principali, ma secondarie in Europa;
e le paci furono obbedienze di poco men che tutti allo straniero.
Tuttavia, fra i tempi d’obbedienza, niuno fu lieto, operoso, forse
utile, quasi grande e glorioso come questo. Men vergogna era servire
con mezza Europa ad un uomo operosissimo, grandissimo, e che si potea
dir di nascita, e dovea dirsi indubitabilmente di sangue, di nome,
italiano; e servirlo operosamente, in fatti grandi, moltiplici,
incessanti, crescenti, e continuamente mutanti, i quali non si potea
prevedere a che avesser a riuscire, e si poteva sperare riuscissero
a qualche gran riunione e liberazione d’Italia; men vergogna dico,
che, come in altri tempi, servir quasi soli e languidi in mezzo alle
indipendenze e libertá ed operositá universali. — Non faccio scuse per
coloro che cosí servirono, spiego che cosí servirono allora. Non v’era
indipendenza, è vero, ma non ne furono mai speranze cosí vicine. Non
v’era libertá politica, ma n’erano almeno le forme in un gran centro
italiano; non libertá civile ben guarentita, ma legale almeno; e
poi, v’era quella eguaglianza che a molti, bene o male, fa compenso
alle mancanze di libertá. Non libertá di scrivere, certamente; ma
non gelosie, non paure d’ogni sorta di coltura, non disprezzo degli
uomini colti, non quella separazione tra essi e gli uomini pratici,
che è il maggior de’ disprezzi, e quasi smentita e scherno delle
vantate protezioni. Chiuso poco dopo il mare, non vi fu operositá
commerciale; ma v’eran quelle delle industrie, e dell’agricoltura,
e della milizia: dico quell’operositá di guerra, che è senza dubbio
calamitá all’universale, ma felicitá suprema forse a molti di coloro
che l’esercitano, perché è supremo esercizio dell’umane facoltá. E
allora gli italiani, primi i piemontesi, poi i lombardi e romagnoli,
e via via toscani, romani, napoletani, corsero a quell’esercizio, e
vi furon affratellati a quei militari, avanzati e lodati in quegli
eserciti vincitori d’Europa; e quegli italiani sentivano di far allora
ciò che non avean fatto da secoli i maggiori, ciò che speravano si
facesse poi dai nepoti; quegli italiani credevano incamminar i posteri
alla rinnovata virtú italiana. Insomma, era servaggio senza dubbio,
ma partecipante alla concitazione,