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216 appendice


dei due tentativi provò appunto il contrario; e fu errore non vederlo subito, e non chiamare fin d’allora il parco d’assedio, per una guerra che doveva essere evidentemente d’assedi, numerosi, ripetuti, continuati o lasciati, centrali a tutte le operazioni eventuali, alla Buonaparte. Ad ogni modo, fecesi bene, molto bene, ne’ dí seguenti. Arrivava, ordinossi l’esercito di sessantamila uomini piemontesi e de’ ducati; fecesene un corpo di due divisioni sotto Sonnaz a sinistra, uno di due altre sotto Bava a destra, una riserva di una divisione sotto il duca di Savoia. Questo era l’esercito d’operazione; ma alcune migliaia varianti in numero di volontari lombardi guardavan l’Alpi a sinistra, sulla sponda occidentale sul lago di Garda; cinque in seimila toscani arrivavano, furono posti poi a guardia contro a Mantova; diciassettemila pontifici varcavano il basso Po, e invece di unirsi co’ veneziani, e chiamare a sé tutti i veneti per fare un grosso esercito minaccioso da Padova e il Bacchiglione, corsero tutto il Veneto, chiamati da tutte le cittá, inutilmente allora, fatalmente poi; e in ultimo era arrivato un migliaio, e s’aspettavano venticinquemila napoletani. Con tali forze presenti, tali sperate, il re fece passare il Mincio a tutto l’esercito d’operazione, addí 26 e 27, occupò addí 28 e 29 que’ colli che salgono da Valeggio per Somma Campagna e Sona fino alla sponda destra dell’Adige, e quindi si collegano al Montebaldo, alle storiche posizioni di Rivoli e delle Chiuse d’Italia. Cosí investiva Peschiera; ma gli austriaci mostrarono volersi difendere a Pastrengo. Il re ve li assalí addí 30, e li vinse in bella giornata, che sarebbe stata forse piú bella se si fosse spinta per qualche ora di piú. Ad ogni modo su que’ colli era il luogo di fermarsi, di fortificarsi, di radicarsi, per far l’un dopo l’altro l’assedio di Peschiera addietro, di Verona poi all’innanzi. Delle quattro terribili piazze non erano necessarie a prendersi se non queste due, per portare, non piú stoltamente ma sicurissimamente l’esercito nella Venezia, per far cadere forse ed annullare per certo le altre due. Questo era non solamente precetto, regola d’arte, ma senno o senso volgare o comune. Ma le grida non permettevano senno e regole; volevano, dettavano