e combatté a Lepanto, ne’ Paesi bassi, di cui fu governatore, ed
in Francia. E per questi meriti fu lasciata finalmente, fin dal
tempo di suo padre [1585], la cittadella di Piacenza a’ Farnesi. Ad
Alessandro, morto nel 1592, succedettero Ranuccio II figliuolo di lui,
e morto questo nel 1622, il figliuolo di lui Odoardo. — In Toscana,
a Francesco I, morto (dicesi di veleno) nel 1587 senza figliuoli,
succedette il fratello di lui Ferdinando I, giá cardinale, che fu buon
amministratore dello Stato, buon promotor di commerci ed agricoltura
e lettere, e fece guerra ai ladri interni ed ai barbareschi, a cui
prese una volta Bona in Africa. Al quale morto nel 1609, succedette
Cosimo II, figliuolo degno di lui. Al quale, morto nel 1622, succedette
il fanciullo e dammeno Ferdinando II. E tutti o quasi tutti questi
principotti furono molto protettori di lettere, ma al modo nuovo che
diremo poi. — E tali pure i papi di questo tempo: Gregorio XIII che
riformò il calendario nel 1582, e pontificò fino al 1585; Sisto V
[Peretti, dal 1585 al 1590], che fu il gran distruttor de’ ladri, il
grande avanzator dell’opere d’Alessandro VI e di Giulio II a pacificar
gli Stati della Chiesa, del resto persecutor d’eretici in Germania e
Francia, grande edificator di monumenti in Roma; Urbano VII [Castagna],
che regnò pochi giorni nel 1590; Gregorio XIV [Sfondrato, 1590-1591],
che compiè l’opera di Sisto V contro ai ladri e banditi; Innocenzo
IX [Facchinetti, 1591]; Clemente VIII [Aldobrandini, 1592-1605], che
ricevette in grembo alla Chiesa Enrico IV di Francia, e riuní Ferrara;
Leone XI [Medici, 1605]; Paolo l’[Borghese, 1605-1621], che scomunicò
Venezia, e finito San Pietro, vi pose suo nome; Gregorio XV [Ludovisi,
1621-1623], istitutor della congregazione della propaganda; Urbano
VIII [Barberini, 1623-1644]. I nomi de’ quali, rimasti quasi tutti di
famiglie grandi per ricchezze, accennano che parecchi di questi papi
non si salvarono dal vizio del secondo nepotismo; ma fuor di ciò furono
tutti buoni pontefici, e, secondo i tempi, buoni principi. — Di Venezia,
sarebbe a dire quella accanita disputa ch’ella ebbe [1606-1607] con
papa Paolo V, e in che si fece famoso fra Paolo Sarpi di lei teologo.
Gli storici, le memorie del tempo, e Botta poi, si fermano lungamente
in essa, ed in alcune altre