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delle preponderanze straniere 81

trae e mantiene inevitabilmente seco la decadenza delle colture; che certo sono cose buone le protezioni, le spese, i premi, le onoranze, i musei, le biblioteche, le scuole, le cattedre e le universitá, ma ch’elle non servono di rimedio sufficiente alle colture decadute, finché non si rimedia alle decadute civiltá. — Ma veniamo a’ particolari di ciò che furono tra quei grandi stranieri, i pretesi grandi nostri de’ centoquarant’anni. Non si dimentichi mai tal contemporaneitá da chi voglia giudicarne rettamente, utilmente.

19. Colture di questo secondo periodo [1559-1700]. — Chi voglia vedere a un tratto che fossero i principi protettori, le corti ospitali e i letterati protetti ed ospitati di questo periodo, può vederlo nella vita di Torquato Tasso. Altro che la corte di Can grande e Dante! Piú giú in protezioni non s’andò mai, né da una parte né dall’altra. Eppure niuna natura forse mai nacque poetica e generosa come quella; e perciò piegando si ruppe. Nacque [11 marzo 1544] in Sorrento di Bernardo Tasso da Bergamo, poeta di conto e giá cortigiano; avea dunque esempi domestici, e quindici anni d’etá nel 1559, all’epoca della servitá d’Italia. Studiò leggi; lasciolle, e intanto fece il Rinaldo, e incominciò la Gerusalemme. E dedicato il primo al cardinale Luigi d’Este, entrò in quella corte adolescente. S’innamorò (che par chiaro da molte testimonianze) di Leonora, sorella di quel cardinale e del duca Alfonso secondo; ed a coprir quell’amore, o poterne pur poetare, amò o finse amare una seconda e forse una terza Leonora. Questi amori principeschi e queste finte, o, come si dicevano, schermi, eran di moda fin da’ tempi di Dante e di Boccaccio. Ma eran fuor di tempo in questi secoli, d’amoreggiamenti bensí, ma di gradi regolatissimi, di corti ordinate a ciò che chiamavasi «etichetta» o «sussiego» spagnuolo. Né par che fosse mai a Torquato niun amore felice. Povero poeta! Niuno forse visse mai tanto d’imaginativa come lui; niuno conobbe meno le gravi felicitá della famiglia. Cosí passò sua mesta gioventú in Ferrara, e viaggiando or in Italia, ed una volta a Parigi col protettore; e facendo l’Aminta ed avanzando nella Gerusalemme. Crescean sue glorie, ma con esse le invidie, le amicizie