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delle preponderanze straniere |
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Lomellina e Val di Sesia, oltre poi mezza Francia orientale
da conquistarsi. — Nel 1704, fu pressato il duca ad occidente da La
Feuillade, che prese Savoia [gennaio] ed occupò Susa poi; ad oriente,
da Vendôme che gli occupò Vercelli ed Ivrea. Il caldo della guerra
fu in quell’anno in Germania; dove, addí 13 agosto, combattessi la
gran giornata di Hochstädt o di Blenheim, tra austriaci con inglesi,
capitanati da Eugenio e Marlborough da una parte, e francesi con bavari
dall’altra, sotto Marsin e Tallard. Vinsero i primi; i francesi furono
rigettati dal Danubio al Reno. E in Ispagna l’arciduca Carlo, figliuolo
secondo dell’imperatore, incominciava la guerra movendo da Portogallo
e prendendo nome di re di Spagna; e gli inglesi prendean d’un colpo
di mano quella Gibilterra [4 agosto] che non lasciaron piú mai, di
che fecero una delle stazioni principali di lor potenza accerchiante
il globo, ma che rimase vergogna indelebile a Spagna, e causa perenne
d’avversione tra le due nazioni. — Nel 1705 poi (perciocché in tutta
questa guerra come nelle altre del presente secolo si distinsero
piú che mai le campagne d’anno in anno, prendendosi regolarmente i
quartieri d’inverno e combattendosi da primavera ad autunno avanzato),
La Feuillade prese Nizza [9 aprile] al duca di Savoia; e Vendôme
presegli Verrua [10 aprile], e sconfisse poi Eugenio a Cassano [16
agosto]. Intanto in Germania moriva Leopoldo imperatore, e succedevagli
Giuseppe I [6 maggio]; e Villars teneva a bada Marlborough e la lega.
E in Ispagna Carlo arciduca e re prendeva Barcellona [9 ottobre],
e ne faceva sua piazza d’armi, e come la capitale di suo regno in
Ispagna. E cosí giá piegavano le cose di Francia. — Ma precipitarono
nel 1706. Vendôme vinceva sí a Calcinato [19 aprile], ma era chiamato
quindi a Fiandra. E La Feuillade poneva assedio a Torino [13 maggio];
e pressandola per poco men che quattro mesi, l’avea ridotta agli
ultimi, a malgrado una bella guerra spicciolata fatta all’intorno da
Vittorio Amedeo, quando sopravenne il principe Eugenio di Germania, con
bellissima marcia per le terre di Venezia e la destra del Po. Riunitosi
col prode e perdurante duca presso a Moncalieri, girò (grande arditezza
in lui, pari vergogna ai