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Coi Bersaglieri dell’Undicesimo Reggimento in guerra 21

rante il cambio degli Alpini agli avamposti, avemmo un giorno vari morti, che giacquero sulla neve del camminamento fino alla notte successiva, durante la quale fu possibile raccoglierli e dar loro sepoltura.

Mentre ero in turno di riposo, ne approfittai per recarmi a far visita ai camerati Zaccagni ed Agostini, dislocati con altri plotoni, sulla sommità del Navajust.

Vi si accedeva per una ripida mulattiera, o per mezzo di una teleferica che trasportava i viveri e le munizioni dal fondo della valle. La teleferica era in vista del nemico, che spesso si dilettava a perseguitare, con un tiro di shrapnel il carrello, e più volte fece bersaglio.

Fortunatamente, quel giorno in cui vi montai per risparmiarmi la faticosa salita, il nemico mi lasciò in pace. Era sufficiente l’emozione di trovarsi sospeso sovra un abisso da più di mille metri, mentre gli occhi rimanevano abbacinati dai riflessi del sole sui ghiacciai sottostanti, e incantati dinanzi alla visione che si presentava!

Alla sommità del Monte, trovavasi una batteria da 87 che controbatteva quella nemica del passo del Volaia.

Più volte era stata bombardata da grossi calibri, che avevano pure incendiato e distrutto Forni Avoltri, e le case sparse nella Valle del Degano.