Pagina:Bandello, Matteo – Le novelle, Vol. III, 1931 – BEIC 1973324.djvu/316

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mente disse, e soggiunse: - Tu vedi, figliuola, a che termine il mio largo e semplice promettere e la sfrenata voglia del re m’ hanno ridutto. Al re ho detto .che in mio potere è di pregarti, ma che sforzar non ti posso. Onde ti prego, e vaglia il prego mille, che tu voglia al re nostro signor compiacere. Fa’ stima, figliuola mia, di far un dono a tuo padre de la tua chiara onesta e pudicizia. La cosa in modo si fara che a tutti restera celata, oltra che sarai cagione che i tuoi fratelli diverranno i primi baroni di questa isola. Il tutto, figliuola, t’ ho voluto dire per non mancar al re de la mia pa:rola. Tu sei saggia, e se penserai a quanto t’ ho detto, non dubito punto che farai elezione a te convenevole. Cosi parlato, il conte si tacque. La giovane, m entre il padre le favellava , s’era di tal guisa in viso di vergogna arrossita e d’onestissimo sdegno in modo accesa, · che chi veduta alora l’avesse l’averebbe senza parangone piu vaga e piu bella assai del solito giudicata. I suoi dui begli occhi parevano proprio due fulgentissime stelle, che scintillando i suoi ardenti raggi vibrasseTo. Le guancie rassimigliavano due incarnate rose còlte d’aprile in quell’ora che il sole, sferzando f.uor del Gange i suoi corsieri, comincia a poco a poco a rasciugar le rugiadose erbette e tutti i fiori e rose, dal notturno umore chiuse, aprire. E l’eburneo collo, le maTmoree spalle ed il petto alabastrino, d’onesto vermiglio .colore con natia e non fucata bellezza cosparsi, tale la mostravano quale fingono i poeti che Venere in Ida tra l’altre due dee al troiano pastore apparve, perché piu bella assai de l’usato si dimostrò a ciò che piu leggermente le compagne di bellezza e di leggiadria sormontasse. Or poi che Aelips s’avvide il padre a’ suoi parlaTi aver dato fine, che gia s’era messo in silenzio, tutta sdegnosetta, la lingua dolcemente snodando e tra perle orientali e finissimi rubini le parole rompendo , in questa maniera la sua risposta cominciò, e disse: - Quanto di voi, padre, mi meTavigli, avendo udito dirvi cosa che mai d’udir da voi non aspettava, se tutte le parti ~el corpo mio fossero lingue e tutte le lingue d’acciaio e la voce adamantina e indefessa, non credo io che bastasseTo ad espTimer la minima particella de la mia ammirazione. E invero ho io da meravigliarmi e dolermi in-