Pagina:Bandello, Matteo – Le novelle, Vol. III, 1931 – BEIC 1973324.djvu/331

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NOVELLA XXXVII si sforzava rivocarle gli smarriti spiriti. Chiamate poi le sue donne, si fece recar panni caldi ed acqua da spruzzar il viso a la madre, la quale dopo buona pezza, ansando, in sé rivenne e disse: - Oimè, ove son io?- Aelips basciandola e tuttavia confortandola le faceva tutti quei vezzi e carezze che poteva e sapeva. V enne in questo un altro isvenime nto a la contessa, con una passion di core e con si fiero accidente, che in lei di nuovo si spense ogni segno di vita, di maniera che bisognò che un’altra fiata se le usassero degli altri argumenti a farla ritornar in sé; il che non stette guari che avvenne. A questi si pietosi accidenti non puoté Aelips tanto fare che a mal suo grado le viscere per la materna pi eta tutte non se le commovessero, e quella sua adamantina durezza in parte non divenisse molle ed il suo duro •rigore alquanto non rallentasse. Quell’animo invitto e quella sua si ferma voglia, da tanti altri assalti ed impedimenti indarno co mbattuta, a cosi pietoso caso de la madre regger non puoté, ma vinta da interna compassione, Aelips fec e pensiero di levar i suoi fuor di travaglio. Il perché essendo gia la contessa assai bene in sé rivenuta e pur piangendo e sospirando, poi che di camera uscirono le serventi, Aelips in questo modo a la madre parlò: - Rasciugate le lagrime, madre mia, e piu non v’affligg ete, ma fate buon animo e confortatevi, ché io son disposta e presta a far ciò che voi volete. Cessi Iddio che mai si dica che io sia cagione a’ miei di cotanta pena quanta voi mostrate di sofferi re. Io non v o’ che mio padre e i miei fratelli per me si po ngano a rischio di danno alcuno , perciò che debbo con ogni mio sforzo procurar il beneficio loro e morir io a ciò che essi vivano. Ecco che io son presta d’andaT con voi a ritrovar il re, a ciò ch e noi due senza altrui mezzo facciamo i fatti nostri, ché meglio di ciascuno altro gli faremo. Ora via, non si perda tempo né piu si pianga, ma diamo principio ad espedire ciò che è da fare. La madre questa non aspettata né sperata risposta udendo, fu di tanta gioia piena che quasi creder non poteva d’aver le parole udite. E secondo che poco innanzi l’acerbita del dolore l’aveva di sé fuori levata, quasi che l’ istesso fu per la soverchia gioia; onde levate amendue le mani al cielo, di buon core