Pagina:Bandello, Matteo – Le novelle, Vol. III, 1931 – BEIC 1973324.djvu/37

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NOVELLA XVI 3I Nè solo i manifesti nemici ed avversari deve levarsi dinanzi e render deboli, ma deve ben considerare tutti gli aderenti, e questi tali anca tener per qualche tempo allontanati da la pratica de gli altri cittadini, il ·che a me pare che egli molto saggiamente faccia. E come gia s’è detto, egli si sforza che la giu:stizia in ogni cosa si essequisca. Vi dico adunque che essendo Andrea Marsupini, tra’ cittadini onorati di Firenze uomo di molta stima, venuto in qualche sospetto al duca Alessandro, fu da lui confinato in contado, e si ridusse a Prato ove dimorò qualche tempo. Il duca dapoi per qualche sospetto che ebbe, o che a questo fosse da altri stimolato, non volle che piu Andrea si tenesse a Prato, ma gli diede i confini in Casentino, in una villetta vicina a Bibi.ena che da’ paesani si chiama Rassina. Quivi si condusse il Marsupini e vi menò la moglie e i figliuoli, e come colui che non si sentiva colpevole, attendeva questo essiglia a sopportare piu pazientemente che fosse possibile, sperando pure d’esser un di a la patria restituito. Egli era creditore d’un cittadino, cortegiano d’esso duca, il cui nome m’è uscito di mente, e deveva da quello aver circa cinquecento ducati o poco piu o poco meno. E veggendosi esser poco grato al duca del quale il debitore era molto favorito, non ardiva fargli molta istanza per riaver i suoi danari, ma cosi freddamente glieli faceva richiedere. Il giovine, che poca voglia mostrava di volerlo pagare, gli dava parole e con quelle lo menò circa quattro o cinque anni. Ora veggendo il MaTsupini che l’amico non era disposto a pagarlo cosi di leggero, pensò per via di parenti ed annc1 fargliene parlare, e quando pure lo ritrovasse come al solito renitente, aver con una supplicazione ricorso al duca. Fatta questa d eliberazione, mandò Amerigo suo figliuolo, che era di dodici in tredeci anni , verso Firenze, informato del caso e con lettere a’ suoi parenti ed amici. Amerigo, prima che parlasse né desse lettere a nessuno, come fu a Firenze se n’andò a ritrovar il deb itore e per commissione di suo padre gli domandò i danari. Il debitore mostrò curarsi poco di lui, di che il fanciullo , che era d’ ingegno e di spirito, non si smarri punto, ma disse che se non pagava il debito che deveva al padre, che