Pagina:Bandello, Matteo – Le novelle, Vol. III, 1931 – BEIC 1973324.djvu/405

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voglia ch’io abbia di starmi in vita, ma per viver teco e vedermi, come sovra ogn’altro desiderio bramo, ess er tua e che tu sia mio. Se anco ella non mi r.echera profitto alcuno, almeno averò questa contentezz;:t morendo, che tu e questi nostri amici averete toccato con le mani che io non ho pretermesso veruna cosa a fare per esser tua, o viva o morta. E di piu ti vo’ io dire che se questo ·rimedio mi salva la vita e che tu gia mai mi manchi de la promessa che ora fatta m’ hai, che io a me stessa non mancherò ed animosamente seguirò la deliberazione de l’animo mio, perché la Dio mercé chi del veleno al presente m’ha servita, quando vorrò, altrettanto me ne clara. Quel medesimo animo poi e la volonta, che adesso spinta m’ hanno ad avvelenarmi, sempre saranno pronti a far esso effetto che ora fatto hanno. Ecco adunque che l’acqua beverò. - E qu.este parole dette, si pose il bicchiero lietamente a la bocca e tutta l’acqua in un sorso mandò giu. Dopo questo, Camillo le disse molte buone pa!role, ripigliandola con bel modo de la commessa follia .e confortandola per l’avvenire ad esser piu saggia e non si porre piu a simil rischi, ché se una volta il caso va bene, cent o ne vanno di mal in peggio. E cosi buona pezza ragionò seco, facendole di molti vezzi ed amorevoli carezze. Ora o fos se la fantasia o il credere fermamente che ella aveva d’.essersi avvelenata, o che avesse ne lo stomaco abbondanza di còlere e di fl emma e d’altre superfluita che l’acqua con la polvere de l’alicorno commovesse, avendone bevuto un gran bicchiero, o che che ne fosse cagione, ella travagliò tutto ’l giorno, non trovando mai riposò . Si lamentava di continovo di dolo r di stomaco e di ventr.e e che sentiva che di molte e varie fumosita le ascendevano al capo che la stordivano. A la fine due e tre volte vomitando di molte materie flemmatice e colerice, ella mirabilmente si purgò lo stomaco. A me chi domandasse onde questa evacuazione procedesse, crederei ben io che l’acqua, aitata farse da la vertu occulta del corno, in parte qu.elle materie commovesse, massimamente in uno stomaco debole come ella alora aveva ; ma terrei per fermo che l’ indubitata credenza che aveva d’ aver inghiottito il veleno fosse la piu potente cagione del tutto. Ed oggidi anco,