Pagina:Bandello, Matteo – Le novelle, Vol. III, 1931 – BEIC 1973324.djvu/95

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NOVELLA XXII e marchese fatto, tale forse qual a .sua cortesia parve che la mia vertu od almeno l’operiione ch’ebbe di me lo meritasse. L’oro che al collo portar mi vedi noi porto io per segno di mercantare, ma per dimostrar in me del mio glorioso re la liberalita e cortesia, ed altresi per usarlo e spenderlo cavallerescamente. Onde oltra al servigio che da me di parole ricerchi, quando de le faculta mie avessi bisogno di prevalerti, io tanto t’offero quanto ne vuoi. E se di questo farai l’esperienza? ritroverai molto piu in me per l’opere che io farò, che non è quello che io con parole t’offerisco. Il Tomacello, avuta la promessa e questa magnanima offerta dal Ventimiglia, si tenne per ben sodisfatto e quello senza fine ringraziò, offerendosi per la pariglia con le piu amorevoli parole che seppe. E cosi tutto pieno di buona speranza a casa se ne ritornò e a la moglie disse tutto quello che col ma:rchese di Cotrone aveva operato. Ella for t e si meravigliò de l’umanita del cavaliere, e senza dir altro al marito si venne ricordando tra sé la lunga servitú del marchese, lo spender largamente che fatto aveva, l’armeggiare, le magnificenze e tante cortesie da lui per amor di lei usate, e che mai a quell o non aveva compiaciuto d’una sol vista d’occhi , onde era astretta a credere che costui fosse il piu compito uomo che si trovasse. Ora partito che fu il Tomacello de la casa del marchese, andò esso marchese a corte e caldamente col r e e col duca parlò del negozio del Tomacello, di maniera che il re, ch iamato a sé un suo cameriere, lo mandò a parlar a tutti i conseglieri e strettamente comandargli che, per quanto loro era cara la grazia del re, il giorno seguente pronunziassero la sentenza de la lite ,che vertiva tra Giovanni Tornacelle e i suoi parenti. I cons eglieri, avuto questo comandamento, lo posero in essecuzi one, perciò che essendo il processo in te·r mine che si poteva giudicare, mandarono le citazioni a le parti · che la seguente matina fossero ad udir dar la sent enza de la lite ch e tra loro si piativa. L ’altro di i giudici congregati, ess endo gia per lo innanzi stato il caso tra gli avvocati pienamente disputato, e conoscendo tutti che la ragione era per Giovanni Tomacello, a favor di quello la diffinitiva sentenza pronunziaro; la quale il Ventimiglia, per far il servizio piu compito, fece da