Pagina:Bandello - Le Novelle, vol. 2, 1928 - BEIC 1972415.djvu/146

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e schernito e con una canna vana in mano. Non avete voi sentito dire come vostro padre, non toccando a lui il marchesato di Ferrara perché non era di legitimo matrimonio procreato, e di ragione apparteneva al signor Azzo quarto, che col favore dei suoi amici cacciò il detto Azzo fuor de la signoria e col mezzo dei veneziani lo fece mandare in essilio ne l’ isola de la Candia, ove miseramente il povero signor è morto? Guardate che simil disgrazia non intravenga a voi, e che di tanti bastardi quanti ce ne sono, uno non vi faccia, come si costuma dire, la barba di stoppa e vi mandi a sparviero. Io per me, quando altro di vostro padre avvenisse, per voi a rischio e la roba e la vita metterei, a ciò che lo stato, secondo che è il devere, ne le vostre mani si rimanesse. E ben che communemente si dica che le matrigne non amano i figliastri, nondimeno voi potete esser sicurissimo che io piú che me stessa assai v’amo. Avesse pur voluto Iddio che di me quello fosse avvenuto che io giá sperai, imperciò che quando primieramente il signor mio padre mi ragionò di maritarmi in Ferrara, egli mi disse eh’ io devevo sposarmi con voi e non con vostro padre; né so io come poi il fatto si mutasse. Che Dio perdoni a chi di cotal baratto fu cagione ! Voi signor mio, ed io siamo di convenevol etá per esser congiunti insieme. Il perché assai meglio ci saremmo accoppiati tutti dui insieme che io non faccio col marchese. E tanto piú fora stata la vita mia lieta e contenta avendovi voi per marito e signore che ora non è, quanto che io prima amai voi che il marchese, essendomi stata data speranza che io deveva divenir vostra e voi mio. E per dirvi il vero io sempre affettuosissimamente v’ ho amato ed amo piú che l’anima mia, né m’ è possibile che io ad altro mai rivolga i pensieri che a voi, si fattamente ne le radici del core mi séte abbarbicato. Onde, dolcissimo signor mio e lume degli occhi miei — e questo dicendo, perché erano soli in camera, gli gettò le braccia al collo ed amorosamente in bocca lo basciò due e tre voíte, — abbiate di voi e di me compassione. Deh, signor mio, rincrescavi di me e siate cosi mio come io sono e sarò eternamente vostra, ché se questo farete, e voi senza dubio rimarrete de lo stato signore e me d’ in-