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PARTE PRIMA

gioia, e a la meglio che puoté la ringraziò di tanta cortesia, e che quantunque si conoscesse indegno de la grazia di lei, che pure tal qual era se le offeriva e donava per schiavo e fedelissimo servidore. Cosi inchinevolmente basciatele con piacer grandissimo le mani, da lei che di grado se le lasciò basciare prese riverentemente licenza. Uscito che egli fu di camera, s’abbatté nel tesoriero de la reina che l’attendeva, il quale per parte d’essa reina gli pose in mano una borsa con cinquecento fiorini renesi, e il maestro de la stalla gli presentò una chinea molto bella e buona. Del che esso messer Filippo si tenne per ottimamente sodisfatto e di gioia a pena capeva ne la pelle. Messosi adunque in viaggio, tanto andò per sue giornate che arrivò a la corte del re catolico in Ispagna, ove pigliata l’oportunitá si presentò al re Carlo e fattogli la reverenza e l’ambasciata de la reina Anna gli diede le lettere che aveva. E data espedizione a l’altre lettere, attese a negoziare le cose del signor Andrea. Il re visto quanto da la cognata e da la sorella gli era scritto, e dal gran cancegliero che alora era messer Mercurino da Gatti nara, e da altri a cui le reme avevano con loro lettere tal ufficio commesso, sollecitato, ed anco attese le buone condizioni di messer Filippo che gli era negoziando paruto assai discreto ed avveduto molto e di buona maniera, un di se lo fece avanti venire. Venne subito messer Filippo e avanti al re Carlo per commissione del gran cancegliero inginocchiato, attendeva quanto egli volesse dirgli, non sapendo a che fine fosse stato richiesto. Quivi il re catolico gli disse : — Il testimonio che di voi ne rendono tanto onoratamente le due reine di cui le lettere a la venuta vostra portaste, e la speranza che abbiamo che da voi averemo leale e profittevole servigio ne astringono a mettervi nel numero dei nostri segretari, onde in man nostra giurarete d’esserne sempre leale e fedele. — Messer Filippo pieno di meraviglia ed allegrezza, quanto volle il gran cancegliero che le parole gli prediceva, giurò. Cosi fu spedito il suo decreto e cominciò a far l’ufficio suo con sodisfacimento di tutti e con grazia del re. E dopo che il re Carlo fu eletto imperadore, conoscendo la pratica che messer Filippo aveva ne le