Pagina:Bandello - Le Novelle, vol. 2, 1928 - BEIC 1972415.djvu/275

Da Wikisource.

IL BANDELLO

al magnifico

MESSER MARCANTONIO BANDELLO

Fui questi giorni passati a Vinegia, cittá nel vero tra le mirabili mirabilissima, se si considera il sito, i marmorei e superbi palazzi, le mercadanzie preziose e ricchissime che di continovo ci sono, la varietá de le molte e varie nazioni che vi praticano, ed ove nulla di vettovaglia nasce, l’abbondanza grandissima d’ogni sorte di cose da mangiare. Ma sovra il tutto di stupore ed ammirazion indicibile esser si vede queiramplissimo e di venerabili vecchi ripieno senato, del quale si potrebbe con veritá affermare ciò che del senato romano Cinea ambasciadore di Pirro re di Epiro era solito dire, cioè che era un senato di molti regi. Ma io non mi mossi giá a scrivervi per empir il foglio de l’eccellenze infinite che sono in quella eccellentissima cittá, ma presi la penna in mano per darvi nuova come da Vinegia era tornato a Milano per Dio grazia con buona sanitá. E perché mi saria paruto cascar in grande errore a ritornar da cosi ricca cittá senza recar cosa alcuna di nuovo, v’ ho portato una meravigliosa novella che io essendo in Vinegia intesi e subito scrissi. Trovai quivi il gentilissimo messer Galeazzo Valle vicentino, uomo che in Levante per quei mari lungamente ha navicato, e suole spesso cantando a l’ improviso ne la lira dar agli ascoltanti grandissimo piacere con le sue belle invenzioni in diverse rime. Eravamo un di nel palazzo grande di casa Foscari col