Pagina:Bandello - Le Novelle, vol. 2, 1928 - BEIC 1972415.djvu/359

Da Wikisource.

del caldo che era grandissimo, essendo circa la fine del mese di giugno, ed altresí per la fatica del caminar a piedi, pareva che la giovane fosse piú bella del consueto. Ella tutta ardita e snella andava or qua or lá gentilmente risguardando, e l’annellate e bionde chiome sotto un galante e vezzoso cappello copriva, a la cui ombra i vaghi e lucidissimi occhi di quella non altrimenti vi scintillavano che le dorate e chiare stelle sogliano ne l’ampio e sereno cielo fiammeggiare. Era poi nel viso e delicate guancie da vermiglio e nativo colore la sua pura candidezza tanto ben mischiata che a chiunque la mirava faceva d’inusitata dolcezza sentir nuovo e dolcissimo ingombramento: di modo che l’abbate che ad altro non attendeva, vista la sua donna cosi bella, di nuovo desio sentendosi il petto fieramente acceso, fattosele innanzi e tratta del fodro la tagliente spada, cominciò a volerle far violenza per rapirla; onde i servitori veggendo quello che il loro signor faceva, tutti ad un tratto con l’arme in mano fecero un cerchio a la giovanetta e cominciarono gli spaventati parenti di lei a sgridare e far altre cose che in simili insulti si costuman usare. Né di questo contenti, al petto ed a la gola dei gridanti e mercé ad alta voce chiamanti padre e madre de la giovane tutte le spade vibrarono, cercando talmente da la figliuola separarli che piú di leggero quella potessero gremire. Da l’altra parte l’abbate si sforzava a la giovane le mani metter a dosso e di quella impadronirsi. Quale è di voi, o graziose donne, che non si senta tremar il delicato cor nel casto petto e che di pietá non si cominci tutta a commoversi e intenerirsi? Io per me mi sento morir la parola in bocca e cosi mancar le forze del dire che quasi non so piú snodar la lingua a seguir il resto, tanta è la compassione che io ho del povero padre, de la meschina madre e de la infelice giovane. Ora ripigliando alquanto le consuete forze, non mi stenderò molto in dimostrarvi quale e quanta fosse la paura che ebbero gli sfortunati quando tante fulminee spade si videro loro d’ogn’ intorno esser brandite. Ciascuna di voi, pietose donne, da se stessa pigli l’essempio e s’ imagini con una figliuola da marito esser in simil mischia e cosi grave periglio. Che animo, che pensiero.