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IL BANDELLO

al molto magnifico messer GHERARDO BOLDERO

salute

Quanto siano grandi e perigliose le passioni de l’amore che in delicato e molle petto fondano le lor radici, oltra che tutti gli scrittori con molte ragioni mostrino quanti mali ne seguano, si vede molto meglio tutto il di per i vari effetti di morti ed altri danni che ci nascono, che tutti procedono perché l’uomo non

sa amare, ma a poco a poco si lascia da un fuggitivo piacer

velar gli occhi e talmente dal concupiscibile appetito trasportare che volendo poi ripigliar il freno de la ragione e voltarsi a dietro, ha assai che fare e il piú de le volte si vede andar in rovina. Ché se l’uomo come si sente al senso inviluppare adoperassi gli occhiali de la ragione, egli piú perfettamente amarebbe, e nel regno d’amore non si sentirebbero tanti pianti, tanti lamenti, tanti sospiri, tante strida e tante querele, ed Amore che vien chiamato fiero, crudele, spietato e traditore, si vedria esser mansueto, piacevole, pio, fedele e di tutte le vertú ornato. Ma perché piú e piú fiate s’ è de le pazzie che questi sciocchi innamorati

fanno parlato e tutti i libri di tutte le lingue pieni ne sono, per

ora non intendo altrimenti parlarne. Tuttavia volendo io, come debbo, qualche cosa mandarvi per gratitudine de le molte vostre da me ricevute cortesie, una novella che in queste contrade avvenne e da me fu non è molto scritta, vi mando, la quale messer Gian Antonio Gribaldo Muffa gentiluomo di Chieri, essendo in Pinarolo, a la presenza de l’illustrissimo signor Cesare Fregoso luogotenente generale di Sua Maestá cristianissima e di molti altri

M. Bandello, Novelle - li.

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