Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/386

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NOVELLA XI. 383 conveniva, disse a Delio: — Io veggio che Camillo ha fisso il chiodo di voler più tosto creder la bugia a quella mascalzona de la balia, che a me la verità. Onde mi son deliberato andarmene per alcuno spazio di tempo fuor de la città, per schivar questi molti fastidi e mordaci cure'che mi levano l’intelletto. Forse che il tempo aprirà gli occhi a Camillo e conoscerà la mia innocenzia e la malvagità de la traditora balia. — Cinzia, che sofferiva passione fierissima e non le pareva poter viver senza Camillo, mandò a chiamar Flamminio Astemio, il quale era amico di Camillo, di Delio e di Giulio. Egli, udite le ragioni di Cinzia e riputandole vere, parlò più volte con Camillo, ma sempre indarno. Il che Cinzia intendendo e sapendo che a torto era infamata, cadendo ne l’abisso de la disperazione, deliberò non voler più restar in vita, parendole assai minor pena il morire che viver in cotanti affanni; ma dubiosa de la guisa del morire non sapeva con qual morte troncar lo stame de la sua travagliata vita. An- cidersi con le proprie mani per via del ferro, non le dava il core, temendo che la deboi e tremante mano non fosse forte a si fatto ufficio; appendersi con una fune per la gola e di sé "dar si misero spettacolo, non ardiva. Restavaie il macerarsi di fame ed a poco a poco consumarsi, o gettarsi da le finestre in terra e fiaccarsi il collo, o buttarsi in un fiume che per la terra passa e ne l’acqua annegarsi ; ma nessuna spezie di queste morti le piaceva. Onde dopo molti pensieri su questo fatti, perseverando sempre nel fiero proponimento di morire, elesse ultimamente col veleno terminar i giorni suoi ed uscir di affanni. Ahi, giovini incauti e voi semplici donne, cui pare che lo star su la vita amorosa sia un trastullo, guardate a non lasciarvi dal soverchio amore impaniare di tal maniera che non possiate poi tirarvi a dietro, e sovra il tutto non vi disperate. Vi sia per essempio questa infelice giovane, la quale disperata, non le parendo poter più goder il suo amante, ha eletto avvelenarsi. Ed avendo ne l’animo suo fatta questa deliberazione, cercava con qual sorte di veleno si devesse ancidere e con che modo il veleno potesse avere. Praticava in casa di lei il greco da Santa Palma, uomo di palazzo e molto domestico di Camillo. Questo si fece ella domandare e l’interrogò