Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, IV.djvu/38

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NOVELLA XI.IX 35 nuoce a' piccioli fanciullini, se una estrema rabbia di fame, non trovando da pascersi, noi cacciasse e stimolasse; ma non essendo sforzato da la fame, non nuoce a persona. Insomma sovra il tutto fu mirabilissimamente commendato per la generosità, clemenzia e gratitudine che usa verso chi gli fa beneficio, come molti scrittori mostrano. Si conchiuse adunque, dopo molte cose dette, non aver il lione incrudelito contra la giovanetta si per la naturai inclinazione che lo rende clemente e generoso, ed altresi che la natura sua lo spinge ad aver più compassione al sesso feminile, come più debole, che al maschile. Ora se la natura insegna a cosi feroce e forte bestia esser generosa e clemente, che deve far l'uomo, capace de la ragione? È nel vero questa vertù de la clemenzia sempre lodevole e commendabile, che altro non è che una temperanza d'animo in astenersi da la vendetta, o vogliamo dire una lenità e mansuetudine del superiore in determinar le pene e castighi che dar si deveno ai delinquenti. Né per questo crediate che la severità le sia a modo veruno contraria, perché tra le vertù non può esser discordia né contrarietà. Bene è contrario a la clemenza il vizio de la crudeltà, che è una ferina atrocità d’animo in bramar, troppo più che non ci detta la ragion naturale, il castigo degli errori e fare che infinitamente la pena sormonti il peccato; cosa invero che tiene più de la bestia che de l’uomo. Onde perciò che l’ira ingombra assai sovente di modo l’animo nostro che non se gli può metter freno, e si l’abbaglia che non ci lascia discerner il vero, si suol dire che l’uomo adirato non deverebbe mai castigar un delinquente mentre che l'ira il predomina e l’accende, perché non saperebbe tener la mediocrità, che si ricerca fra il più e il meno. Questo ho io voluto dirvi, signor Ettor mio, a ciò che in tutte le azioni vostre vi debbiate sforzar d’esser di natura dolce, clemente e benigna, acquistando l’abito di questa santa vertù, la quale ci rende simili al nostro Salvatore, che ci dice che debbiamo imparar da lui che è piacevole ed umile di core, che altro non è che esser clemente e pietoso. E se a ciascuno sta bene usar clemenza verso i delinquenti, io mi fo a credere che a le persone