Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1912, V.djvu/191

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i88 PARTE QUARTA voi fatto battezzare l’ebreo, che per uno miracolo si è convertito a lasciar il giudaismo e farsi cristiano, non mi pare punto disconvenevole che questa istoria, la quale contiene che per uno miracolo il re de li tartari si battezzò, al nome vostro si veggia intitolata. Accettatela adunque, signor mio umanissimo, con quella vostra singolare umanità, che tutte le cose a voi offerte séte solito accettare. Resterà a tutti quei che dopo noi verranno per fermo testimonio de la fedele e antica servitù di tutta la casa Bandella verso la felicissima memoria del famoso capitano vostro onorato padre, il signor Roberto Sanseverino, e tutti voi, suoi illustrissimi figliuoli. State sano. NOVELLA XII (XIII) Cassano re de la Tarlarla veggendo uno manifesto miracolo si converte con tutti li suoi a la fede cristiana. Per quello che io già, signori miei, udii predicare a uno de li frati di san Domenico nel loro venerabile loco de la Rosa, non si devemo meravigliare se a li tempi nostri non veggiamo farsi tanti miracoli quanti nel principio de la nascente fede dagli apostoli e altri santi si vedeano fare. E questa essere la cagione diceva: perché allora bisognava, per convertire a la fede gli infedeli, con li miracoli tirarli, e mostrar a tutte le nazioni, che sotto il cielo viveno, che in nome di altro dio che da infedeli si adori — perché li dèi de le genti sono demòni, — non si ponno far miracoli, se non col nome e vertute del Padre, del Figliuolo e de Io Spirito Santo. Ora che la fede è fondata e fermata col prezioso sangue del salvatore del mondo, Cristo Giesu benedetto, e col testimonio di tanti martiri e tanti santi, non sono più li miracoli necessari, ancor che sovente molti se ne facciano. Cosi predicava il riverendo padre. Il perché, non mi discostando da la materia di essi miracoli, io vuo’ narrarvene uno meraviglioso, che fu cagione di convertire a la vera fede l’imperadore de la Tartaria con li suoi popoli. Vi dico adunque che Cassano, figliuolo che fu di Argone Cane impe- radore di Tartaria, successe a suo padre ne lo imperio e fu