Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1912, V.djvu/351

Da Wikisource.

34S NOTA particolari criteri; e questa ineguaglianza io Ilo voluto rispettare sembrandomi caratteristica importante per la storia della lingua e della grammatica nostra. Particolarità sintattica d’uso costante nel Randello e non rispettata da alcuni editori è la ripetizione della congiunzione « che » dopo un inciso. Forme linguistiche da lui costantemente usate sono: « scemonnito » per « scimunito »; « devere » per «dovere», nell’infinito e nelle voci derivate; «paran- gone » per « paragone »; « giovane » e « giovanile » per il femminile, « giovine » e « giovinile » per il maschile; « dui » per il maschile, «due» per il femminile, «duo», diremo, per il neutro; «séte» per « siete », ecc. Ma la costanza di quest’uso non è assoluta, nella stessa guisa che varia l’ortografia dei nomi, leggendosi « Scarampa» e «Scalampa», « Ticcione » e «Tizzone». Quest’uso non è seguito nel quarto volume, nel quale troviamo usato « li » per « i », « uno » per « un » davanti a consonante, la forma in « ea » del- l’imperfetto dei verbi per quella in « eva », l’ortografia « della, alla » per «de la, a la», e invece «de li, a li» per «dei, ai », sempre usata nei tre volumi di Lucca; a differenza di questi, vi troviamo stampato « esercito », « esequire », « esaltare » e simili parole senza la doppia, e invece « mattino » per « matino », « allora » per « alora »; spessissimo vi si legge « el » per « il » e « de » per «di»; forme queste che io ho sempre ridotte all’uso comune. Di più, come dissi, nel quarto volume qualche espressione è pretto francesismo, « mariaggio », ad esempio, «norritura», «papero» (carta) e «regioire». Tutte queste varietà ho voluto risultassero in questa ristampa. IV. Un articolo del suo Dizionario, assai superficiale e parecchio inesatto, dedicò alla vita e alle opere del Bandello il Mazzuchelli, e alcuni editori lo premisero alle loro ristampe; ma esso oggi non ha più, per noi, quasi alcun valore. Un profilo, che, nonostante j certe inesattezze, può dirsi, nell'insieme riuscito, alleggerito che fosse e reso più disinvolto, è quello che del Bandello traccia Vincenzo Spampanato (M. B. e le sue novelle nel Cinquecento, Nola, ' Rubino e Scala, 1896); ma lo studio più compiuto che abbiamo sull’argomento è quello di Domenico Mordimi (M. B. novellatore lombardo, Sondrio, stabilimento tipo-litografico E. Quadrio, 1900),